IL RICCO MERCANTE E IL
POVERO
di Rabbi Nachman di
Breslov
C'era una volta un gran mercante 1 che era molto ricco.
Trattava ogni tipo di mercanzia e le sue lettere di credito o di
scambio erano accettate in tutto il mondo. Possedeva il meglio
d'ogni cosa.
Suo vicino di casa era un povero 2. Questa persona viveva in
estrema povertà, ed era l'opposto del mercante, in ogni
riguardo. Entrambi erano privi di figli 3, e questa era l'unica
caratteristica che avevano in comune.
Una volta il mercante sognò 4 che in casa sua erano
arrivate delle persone, e che si erano messe a fare dei pacchi di
tutto ciò che aveva. "Cosa state facendo?" domandò
loro. "Stiamo portando ogni cosa al povero", gli risposero.
Quando egli scoprì che quelle persone volevano portare via
tutte le sue ricchezze, per portarle al povero, ne rimase
sconvolto. Tuttavia, dato che tali individui erano molto
numerosi, non poté fare niente per dissuaderli. Gli
stranieri fecero dei fagotti con dentro tutto quello che aveva,
comprese le sue mercanzie, la sua fortuna e la sua
eredità, e non lasciarono nulla in casa, ad eccezione
delle pareti nude.
Egli ne rimase completamente stravolto. In quel momento
si risvegliò e si rese conto che era stato soltanto un
sogno. Ciò nonostante, perfino dopo essersi accorto che
aveva semplicemente sognato e, grazie a Dio, tutto era ancora in
suo possesso, il suo cuore batteva con grande apprensione. Quel
sogno lo preoccupava molto, e non poteva toglierselo dalla
mente.
Prima che ciò avvenisse, egli soleva prendersi
cura del suo vicino povero e della moglie di lui, dando loro ogni
aiuto possibile. Ora, dopo il sogno, incominciò ad
occuparsi di loro ancora di più. Tuttavia, ogni qual volta
il povero, o la moglie di questi, si recavano a casa del ricco,
la sua espressione cambiava, e, ricordando il sogno, egli
diventava molto turbato.
Il povero e la moglie lo visitavano frequentemente. Una
volta la moglie del povero 5 arrivò da lui ed
egli le diede dei doni. La sua espressione era cambiata nel
vederla, sembrava molto spaventato e confuso.
"Ti chiedo scusa", disse la donna, "ma potresti
spiegarmi cosa ci sia che non va? Ogni volta che veniamo a
trovarti la tua espressione cambia completamente."
L'uomo le raccontò l'intera storia riguardante
il sogno fatto, e come da allora egli fosse diventato così
apprensivo. La donna fece menzione di una certa data e chiese,
"Forse hai avuto il sogno quella notte?"
"Si" egli replicò. "Cosa significa?"
"Quella notte anch'io feci un sogno", disse la donna.
"Sognai che ero molto ricca, ma che a casa mia entrarono degli
sconosciuti che si misero a fare pacchi di tutto ciò che
c'era. Chiesi loro cosa stessero facendo, e mi risposero che
avrebbero portato tutto al mio vicino "povero" (si riferivano al
mercante, che ora però veniva chiamato povero).
Perché' ti preoccupi così tanto a causa di un
sogno? Anch'io ne ho fatto uno simile."
Nel sentire il racconto dell'altro sogno, il mercante
non solo non ne fu consolato, ma si preoccupò e si confuse
ancora di più. Gli sembrava che tutto ciò volesse
significare che la sua ricchezza e proprietà fossero
destinate a venire date al povero, e che la povertà di
questi fosse destinata a diventare la sua. Ne era
terrorizzato.
Dopo qualche tempo la moglie del mercante fece un
viaggio in carrozza. Ella invitò le sue amiche ad
accompagnarla, e tra costoro c'era anche la moglie del povero.
Durante il viaggio videro da lontano che si stava avvicinando un
generale, accompagnato dalle sue truppe. Lasciarono velocemente
la strada maestra per evitarlo, ma mentre le truppe passavano,
egli si accorse del gruppo di donne in viaggio, e diede ordine
che una di loro venisse presa e gli venisse portata. I suoi
uomini si avvicinarono alla carrozza, presero la moglie del
povero e la portarono di forza nel cocchio del generale, che
ripartì con tutte le sue truppe e con la donna rapita.
Presto furono molto lontani, e non era assolutamente possibile
per le altre donne liberarla. Inoltre il generale aveva con
sé' un intero esercito. Così egli la portò
via, fino al proprio paese.
La donna era molto timorata di Dio e ignorò le
proposte del generale, piangendo e disperandosi in continuazione.
Anche le guardie del generale cercarono di convincerla con ogni
mezzo, ma la donna rimase pura e timorata di Dio.
Intanto le altre donne erano ritornate a casa, e
avevano dato la notizia del rapimento della moglie del povero. Il
povero incominciò a piangere e a lamentarsi
incessantemente per la perdita della moglie. Un giorno il
mercante transitò nei pressi della casa del povero e lo
sentì lamentarsi e piangere. Entrò e gli chiese:
"Perché' continui a lagnarti e a tormentarti così
amaramente?"
"Perché' non dovrei?" replicò il povero.
"Cosa mi è rimasto? C'è chi possiede ricchezze in
abbondanza, altri hanno figli in gran numero, ma io non ho
niente. Ora perfino mia moglie mi è stata tolta, quindi
cosa mi è rimasto?"
Il cuore del mercante si sciolse e provò una
grande compassione per il povero, vedendo la sua inconsolabile
amarezza. Allora fece qualcosa di sconsiderato 6. Si trattava di vera e
propria pazzia. Fece delle indagini per scoprire ove vivesse il
generale e si mise in viaggio per recarsi in quel paese. Quando
vi giunse, fece qualcosa di totalmente sconsiderato.
Camminò diritto verso la casa del generale con
l'intenzione di entrarvi. La casa era circondata da guardie, ma
il mercante era in un tale stato mentale che le ignorò
completamente.
Le guardie videro avvicinarsi una persona che si
muoveva in modo così selvaggio e deciso, e ne rimasero
confuse e interdette. Erano troppo confuse per capire come questo
straniero fosse arrivato fino lì. Quasi inebetite, le
guardie non gli si opposero, ed egli poté passare oltre,
fino ad arrivare alla casa del generale. Entrò deciso e
giunse fino alla moglie del povero, la trovò addormentata
e la svegliò. "Vieni!" le ordinò. Quando la donna
lo vide non credette ai propri occhi. "Vieni con me
immediatamente!" le disse con urgenza. La donna si alzò
subito, ed entrambi uscirono, ripassando davanti alle guardie,
fino ad allontanarsi. Solo allora egli si rese conto di
ciò che aveva fatto, e del grave pericolo in cui entrambi
si trovavano. Infatti, anche le guardie si riebbero dalla
sorpresa, e diedero l'allarme. Ci fu un grande scalpore nella
casa del generale.
Il mercante si nascose in una buca piena di acqua
piovana 7, fino a che le
grida di allarme scemarono. Egli rimase in tale buca, con la
moglie del povero, per due interi giorni. La donna vide il grande
sacrificio e rischio che quest'uomo stava compiendo e correndo
per lei, come pure la sofferenza che stava sopportando a causa
sua. Pensò che forse un giorno anche lei avrebbe potuto
avere fortuna nella vita, grandezza e successo, così fece
un giuramento davanti a Dio che, se avesse avuto dei beni, non li
avrebbe mai rifiutati al mercante. Anche se egli avesse voluto
tutta la sua fortuna e ricchezza, non gli avrebbe negato nulla.
Ma in quel luogo non c'erano testimoni al suo giuramento,
così la donna prese come testimone la buca piena
d'acqua.
Passati due giorni partirono insieme, e si
allontanarono ulteriormente. Ma, mentre continuavano la fuga, si
resero conto che in quell'area c'erano delle guardie che stavano
ancora cercandoli. Dovettero nascondersi nuovamente, e questa
volta trovarono un mikve.
Di nuovo la donna si mise a riflettere sul sacrificio e
sulle sofferenze che l'uomo stava sopportando a causa sua. Fece
quindi un giuramento simile al precedente, prendendo il mikve
come testimone. Rimasero in quel luogo per circa due giorni.
Quindi ripartirono, e si allontanarono ancora di più. Ma
altre volte dovettero nascondersi in posti simili, finchè
in tutto essi si nascosero in sette luoghi d'acqua. Si trattava
della buca piena d'acqua piovana e del mikve già
menzionati, di uno stagno, una sorgente, un torrente, un fiume e
un lago. In ogni posto ove si nascosero, la donna si
ricordò del sacrificio che il mercante stava compiendo, e
fece lo stesso giuramento, prendendo ognuno di questi luoghi come
testimone. Continuarono a spostarsi finché giunsero al
mare.
Dato che egli era un grande mercante sapeva il da
farsi, e fu quindi in grado di organizzare il viaggio di ritorno
a casa. Finalmente raggiunse la sua terra con la donna, che egli
restituì al marito non appena arrivati. La gioia che ne
ebbero era indescrivibile.
Il mercante ricevette una ricompensa per tutto questo,
come pure per l'aver resistito alla tentazione costituita
dall'aver vissuto in prossimità di un'altra donna. Egli
venne benedetto in modo speciale dalla Provvidenza di Dio, e gli
nacque un figlio maschio 8. Anche la moglie del povero
aveva resistito alle tentazioni, con il generale prima e con il
mercante dopo. Come risultato di ciò anch'essa era
meritevole, e fu benedetta con la nascita di una figlia femmina
9.
Questa bambina era di una bellezza estrema 10. Si trattava di una
bellezza che la separava da tutto il resto dell'umanità,
dato che non era possibile trovarne di simile in tutto il mondo.
La gente diceva: "Speriamo che arrivi ad essere grande" (quando
una persona è così speciale diventa difficile
sopravvivere fino alla maturità). La sua bellezza e la sua
grazia erano talmente straordinarie che non si era mai visto
niente di simile al mondo. Venivano a vederla persone da ogni
parte del globo, che rimanevano stupefatti di fronte a tanta
bellezza. Come segno di affezione le portavano molti regali,
così tanti che il povero si arricchì in poco
tempo.
Nel frattempo, al mercante venne l'idea che sarebbe
stato molto bello che suo figlio sposasse la figlia del povero,
dato che la bambina possedeva una così rara bellezza. Si
disse che questo avrebbe potuto essere il significato dei sogni,
nei quali i propri beni venivano portati al povero, e ciò
che questi aveva gli veniva portato. Il sogno avrebbe potuto
significare che essi avrebbero dovuto accordarsi per un
matrimonio tra i propri figli, e, così facendo, le loro
proprietà si sarebbero scambiate.
Un giorno la moglie del povero venne a visitarlo, ed
egli le spiegò la sua idea. "Anch'io ci ho pensato",
replicò la donna, "ma non avrei mai avuto l'ardire di
proporti questo matrimonio tra i nostri figli. Se vuoi sono
certamente pronta a seguire la tua idea. Comunque sia, ho
già promesso che non ti avrei mai negato nulla di
ciò che possiedo o del successo che avrei potuto
avere."
Il figlio del mercante e la figlia del povero andarono
a scuola insieme 11,
imparando lingue straniere e cose analoghe. Nel frattempo la
gente continuava a venire a vedere la bambina, a causa della sua
bellezza eccezionale, e a portarle molti doni, sicché' il
povero si arricchiva sempre di più.
Vennero a trovare la ragazza anche dei ministri regali,
e rimasero molto compiaciuti da ciò che videro. Si
rendevano conto di come tale bellezza fosse straordinaria, al di
là dei confini umani. Quindi ad alcuni ministri venne
l'idea di combinare dei matrimoni con il padre della ragazza. Ai
ministri che avevano dei figli sarebbe molto piaciuto averla come
nuora. Tuttavia, non sarebbe stato accettabile che dei figli di
nobile stirpe sposassero una ragazza di un rango così
basso. Si diedero quindi da fare per elevare il rango sociale del
povero. Gli procurarono un impiego come attendente
dell'imperatore. In seguito, si adoperarono affinché il
padre della ragazza venisse promosso, ed egli passò
velocemente da un ruolo all'altro, fino a diventare generale. A
questo punto, i ministri incominciarono a proporgli dei
matrimoni, ma era difficile per lui decidersi, dato che erano
stati in molti ad averlo aiutato a fare carriera, e dato che sua
figlia era già promessa al figlio del
mercante.
Una volta diventato generale, il suo successo
continuò. L'imperatore lo inviò a comandare molte
battaglie, ed egli ritornava sempre vittorioso. Venne quindi
promosso a posti di comando via via superiori.
Un giorno l'imperatore morì. Tutti i cittadini
decisero che il povero era degno di diventare il nuovo
imperatore. Anche i ministri, radunatisi per decidere sul da
farsi, arrivarono alla stessa conclusione. E fu così che
quell'uomo, che in passato era un semplice povero, divenne
imperatore 12. Fece delle
nuove guerre, e ne uscì vittorioso, conquistando nuovi
paesi, finché tutte le nazioni decisero di assoggettarsi
volontariamente al suo comando. Avevano visto il suo grande
successo, dato che egli possedeva ogni bellezza che era nel
mondo, come pure ogni buona fortuna. Tutti i re decisero quindi
che egli avrebbe dovuto essere l'imperatore di tutto il mondo, e
gli mandarono documenti scritti in lettere dorate.
L'imperatore ora si rifiutò di destinare la
propria figlia in sposa al figlio del mercante. Egli era un
imperatore adesso, ed era al di sotto della sua condizione il
legarsi in parentela con un semplice mercante, per quanto agiato.
Tuttavia la moglie, l'imperatrice, si rifiutò di
abbandonare il mercante e di disconoscere l'impegno preso con
lui. L'imperatore si sentiva molto contrariato per l'appoggio che
la moglie dava al mercante. Egli iniziò quindi a
complottare contro il mercante. Il suo piano iniziale fu quello
di abbassare la condizione sociale del suo ex benefattore. Lo
mise in pratica senza che nessuno se ne accorgesse, e fece in
modo che il mercante iniziasse a subire gravi perdite economiche.
L'imperatore del mondo aveva certamente il potere di fare tutto
ciò. Fece in modo che il mercante perdesse un affare dopo
l'altro, finché questi rimase del tutto privo di ogni
quattrino 13.
Ciò nonostante, l'imperatrice continuava ad
appoggiare il mercante. L'imperatore si rese così conto
che, finché il figlio del mercante fosse rimasto vivo, non
sarebbe stato possibile combinare un altro matrimonio per la
propria figlia, ed iniziò quindi a complottare per
sbarazzarsi del giovane 14. Fece si che contro di
lui venissero sollevate delle false accuse, e nominò dei
giudici per giudicare il caso. Rendendosi conto di come
l'imperatore fosse irrevocabilmente deciso a sbarazzarsi di
questa persona, i giudici sentenziarono che il giovane venisse
messo in un sacco e gettato nel mare.
A tali notizie l'imperatrice ne fu gravemente
addolorata, tuttavia non sapeva come opporsi al volere del
marito. Allora le venne un'idea: sarebbe andata dagli uomini
incaricati di eseguire la sentenza. Quando arrivò, cadde
ai loro piedi e li implorò di risparmiare il giovane. Dopo
tutto, che aveva fatto per meritarsi la morte? Li
scongiurò di mettere al suo posto un altro prigioniero che
fosse già stato condannato a morte, e di gettare quegli
nel mare, risparmiando il giovane.
Le sue suppliche ebbero effetto, e gli uomini le
giurarono che avrebbero esaudito la sua richiesta. Così
gettarono un altro condannato al suo posto, e salvarono la vita
al figlio del mercante. Liberandolo gli dissero: "Ora vattene di
qui e sparisci!", ed egli scappò. Il ragazzo era
già molto intelligente, e seppe trovare la sua
strada.
Prima che tutto ciò avvenisse, l'imperatrice
aveva fatto chiamare la figlia. "Figlia mia", le disse, "devi
renderti conto che il figlio del mercante è il marito
destinato a te." Quindi le raccontò l'intera storia. "Il
mercante ha rischiato la sua vita per me, e siamo stati insieme
in sette posti. Ho giurato a Dio che non gli avrei mai negato
niente di ogni bene che avessi avuto in seguito, e elessi quei
sette luoghi come testimoni del mio giuramento (si trattava della
buca, del mikve, ecc.). Ora tu sei ogni mio bene, tutta la mia
fortuna e tutto il mio successo. Certamente tu gli appartieni, e
suo figlio sarà il tuo marito. Ma, a causa del proprio
orgoglio, tuo padre vuole uccidere il giovane senza che egli
abbia colpa alcuna. Ho già tentato tutto il possibile per
salvarlo, e ci sono riuscita. Ma tu devi renderti conto che egli
è il tuo vero promesso sposo, e non dovrai mai
acconsentire a sposare qualcun altro." La ragazza accettò
le parole della madre, dato che anche lei era timorata di Dio.
Replicò che avrebbe certamente osservato le sue
richieste.
Dopo di che la ragazza mandò una lettera 15 al figlio del mercante,
mentre questi si trovava ancora in prigione. In essa scrisse che
si considerava promessa a lui, e che era destinata a diventare la
sua sposa. Gli mandò un frammento di una mappa, sulla
quale disegnò tutti i luoghi ove sua madre si era nascosta
insieme al padre di lui: la buca, il mikvè, e gli altri
posti che erano stati eletti a fare da testimoni. Su questa mappa
disegnò le figure di una buca, di un mikve, ecc, in tutto
sette posti. Gli raccomandò caldamente di essere molto
attento nel conservare bene la lettera. Infine pose la propria
firma in calce.
Fu dopo di ciò che il giovane uomo venne
liberato dalle guardie, e fu così in grado di fuggire.
Egli si spostò fino a raggiungere il mare, dove si
imbarcò su di una nave che salpava per un luogo distante.
Ma, durante il viaggio, si scatenò una tempesta, che
sospinse il vascello verso una spiaggia deserta. Il vento era
così forte che spezzò il vascello. Fortunatamente i
passeggeri sopravvissero al naufragio, e raggiunsero la terra
asciutta.
Ognuno di loro si diresse verso un luogo diverso alla
ricerca di cibo, dato che si trattava di una zona deserta,
davanti alla quale non passava mai nessuna nave. Non potendo
sperare di venire salvati dal mare e riportati a casa, i profughi
si suddivisero e si sparsero nelle varie direzioni, alla ricerca
di cibo.
Il giovane si inoltrò nel deserto, e
continuò finché si allontanò molto dalla
spiaggia. Quando decise di ritornarvi, scoprì di non
esserne più in grado. Più tentava di ritornarvi, e
più in realtà si allontanava, finché se ne
rese conto e vi rinunciò. Egli continuò così
a muoversi nel deserto. Aveva con sé' un arco 16, col quale si proteggeva
dalle bestie feroci del deserto. Ovunque andava, era capace di
trovare qualcosa da mangiare. Camminò così
finché uscì dal deserto e giunse in un luogo
disabitato 17 ma pieno di
alberi da frutta, e con acqua in abbondanza. Qui aveva acqua da
bere e ogni tipo di frutta da mangiare. Decise che si sarebbe
stabilito in quest'area, per rimanervi tutta la vita. Si rendeva
conto di come sarebbe stato molto difficile ritornare alla
civiltà. Inoltre, se si fosse mosso, c'era il rischio di
non trovare un altro posto buono come questo. Quindi decise di
rimanervi.
Trovava che tale luogo era molto buono. Aveva frutta da
mangiare e acqua da bere. Ogni tanto usava l'arco per uccidere un
cervo o un coniglio selvatico 18, e così aveva
anche carne da mangiare. I corsi d'acqua abbondavano inoltre di
pesci deliziosi, che egli era in grado di catturare. Sentiva che
sarebbe stato bello passarvi il resto della vita.
Nel frattempo l'imperatore, convinto che la sentenza
contro il figlio del mercante fosse stata eseguita, ritenne di
essere ormai libero di organizzare un matrimonio per la figlia.
Si mise quindi a discutere le varie possibilità con gli
altri sovrani. L'imperatore mandò la figlia a vivere in
una tenuta appropriata, ed ella rimase laggiù. La giovane
scelse diverse figlie di nobili 19 affinché' le
facessero da dame di compagnia. Divenne sua abitudine suonare
vari strumenti musicali 20 e intrattenersi in simili
passatempi.
Ogni qual volta le veniva proposto un fidanzamento, la
principessa rispondeva che non avrebbe preso nessuno in
considerazione a meno che l'interessato in persona non si fosse
recato da lei. Era molto esperta nell'arte della musica e del
canto. Aveva abilmente predisposto un luogo ove ricevere i
pretendenti. Questi dovevano stare di fronte a lei e recitare una
canzone composta per l'occasione. I canti consistevano in poemi
d'amore, simili alle parole di passione che un innamorato usa per
la sua amata.
Perfino i re venivano a corteggiarla. Si recavano
là dove viveva, e ognuno di loro recitava i suoi canti. La
principessa rispondeva ad alcuni tramite le sue ancelle,
solitamente con un poema amoroso. Ad altri, verso i quali sentiva
del favore, la principessa dava la risposta personalmente, con la
propria voce. A coloro che conquistavano ancora di più la
sua simpatia ella arrivava a mostrare il proprio volto,
rispondendo loro in modo poetico ed affettuoso. Tuttavia alla
fine ella rifiutava le proposte, dicendo invariabilmente a tutti:
"Ma le acque non sono passate sopra di te" 21. Nessuno capiva cosa mai
lei intendesse dire con questa frase.
Ogni qual volta ella mostrava il proprio volto il
pretendente cadeva a terra 22, nel vedere la sua
incomparabile bellezza. Alcuni rimanevano inconsci. Altri
impazzivano a causa della passione e della nostalgia causata
dalla sua bellezza straordinaria. Sebbene fosse noto che si
rischiasse di perdere i sensi o la mente, i re venivano numerosi
a corteggiarla. Ma a tutti alla fine ella dava la medesima
risposta.
Nel frattempo, il figlio del mercante rimaneva in quel
luogo solitario, dove si era costruito un riparo adatto a
viverci. Aveva anche imparato a suonare. Era diventato esperto
nell'arte del suonare, del cantare e del comporre. Cercava alberi
dai quali ricavare gli strumenti musicali, e come corde usava i
tendini o le vene degli animali selvatici 23. Era così in grado
di suonare e di cantare. Sovente egli prendeva la lettera che la
figlia dell'imperatore gli aveva mandato, e cantava e suonava i
suoi strumenti. Si ricordava così di tutto quanto gli era
capitato, di suo padre che faceva il mercante, e di come fosse
arrivato li. Un giorno prese la lettera, fece un'incisione in un
albero e la nascose dentro.
Parecchio tempo dopo si scatenò un tornado 24 che sradicò tutte
le piante, gettandole al suolo. Egli non era più in grado
di riconoscere l'albero al cui interno aveva nascosto la lettera.
Finché' erano in piedi, egli riconosceva il suo segno, ma
ora che erano caduti, gli alberi si confondevano gli uni con gli
altri, e non c'era modo di riconoscere quello contenente la
lettera. C'erano inoltre così tanti alberi che era
impossibile aprirli tutti per cercare la lettera. Tutto
ciò gli causò un profondo dolore e tristezza, e
pianse a lungo. Si rese conto che la situazione era diventata
molto difficile per lui, e che se avesse continuato a rimanere
laggiù la sua angoscia lo avrebbe fatto impazzire. Decise
dunque di muoversi, senza preoccuparsi di ciò che gli
sarebbe potuto capitare. Altrimenti il suo dolore lo avrebbe
posto in un pericolo certamente maggiore.
Dopo aver preso della carne e della frutta si mise in
viaggio, imprimendosi bene nella memoria il luogo che stava
lasciando. Continuò a viaggiare finché raggiunse
un'area abitata. "Che paese è mai questo?" chiese alla
gente. Quando ricevette risposta, chiese anche se avessero
sentito parlare dell'imperatore del mondo. Avuta risposta
affermativa, chiese infine se la gente sapeva qualcosa della sua
bellissima figlia. Certo che ne avevano sentito parlare, gli
dissero, ma era impossibile sposarla.
Riflettendo egli arrivò alla conclusione che
sarebbe stato impossibile per lui recarsi laggiù,
perciò si recò dal re 25 di quel paese ed
aprì a lui il proprio cuore. Gli disse di essere il
promesso sposo della figlia dell'imperatore, e che era a causa
sua che la giovane non voleva sposare nessuno. Dato che gli era
impossibile recarsi là di persona, egli avrebbe dato al re
tutti i segni che la principessa gli aveva fornito, cioè
le sette acque da lei descritte. Il figlio del mercante chiese al
re di recarsi dalla principessa e di corteggiarla, e chiese
inoltre di ricevere un compenso per l'informazione
data.
Il re si rese conto che costui stava dicendo la
verità, dato che sarebbe stato impossibile inventarsi una
storia del genere, e l'idea gli piacque molto. Tuttavia decise
che se fosse riuscito a portare la principessa indietro con
sé' mentre il giovane si trovava ancora lì la cosa
non sarebbe stata saggia. Non intendeva però uccidere il
giovane, dato che tutto sommato gli aveva fatto un piacere.
Quindi decise di allontanarlo di duecento miglia.
Il figlio del mercante rimase molto male per come si
erano messe le cose, dato che era stato esiliato solo per aver
fatto un favore al re. Così si recò dal re di un
altro paese e gli raccontò la stessa storia, aggiungendo
dei dettagli ulteriori. Gli raccomandò di partire
immediatamente, onde poter giungere là prima del re
interpellato precedentemente. Ma, anche se non fosse riuscito ad
arrivare prima, egli avrebbe avuto dei segni ancora più
chiari.
Il secondo re fece esattamente lo stesso ragionamento
del primo, e allontanò il giovane di duecento miglia.
Questi ci rimase molto male, così si recò da un
terzo re, gli raccontò l'intera storia e gli diede dei
segni ancora più dettagliati e chiari. Il primo re si era
intanto messo in viaggio, ed era arrivato al luogo ove dimorava
la figlia dell'imperatore. Compose un poema, e vi incluse
abilmente la descrizione dei sette luoghi che erano serviti come
testimoni. Però, per rispettare certe regole di
composizione poetica, li menzionò in un ordine diverso da
quello originale. Arrivò al luogo riservato ai pretendenti
e recitò il suo poema.
Quando la figlia dell'imperatore udì la
descrizione di quei sette posti ne rimase molto sorpresa. Sentiva
che probabilmente costui era lo sposo destinatole. Tuttavia aveva
ancora dei dubbi, dato che i luoghi non erano stati nominati
nell'ordine corretto. Pensò comunque che il cambiamento
fosse avvenuto per ottenere le rime desiderate, e decise che
costui era la persona giusta. Così gli scrisse che
acconsentiva di sposarlo. Ci fu una grande gioia in tutto il
regno, poiché finalmente la principessa aveva trovato il
suo sposo, e si fecero i preparativi per il
matrimonio.
Intanto anche il secondo re era arrivato laggiù.
Quando gli dissero che la figlia dell'imperatore aveva già
scelto il futuro marito egli insistette nel volere vederla,
dicendo di avere comunque qualcosa di importante da dirle,
qualcosa che avrebbe potuto modificare l'intera situazione. Egli
arrivò da lei e recitò il suo poema, mettendo tutti
i luoghi nell'ordine dovuto, e aggiungendo dettagli
ulteriori.
"Ma allora come faceva il primo a sapere tutto
ciò?" gli chiese la giovane. Il re non ritenne opportuno
dirle la verità, così rispose di non saperlo. La
giovane trovò che tutto questo era molto strano, e non
sapeva cosa pensare. Come potevano entrambi conoscere tutti quei
segni? Sarebbe stato più logico che fosse il secondo re ad
essere il suo promesso sposo, ma nel contempo anche il primo le
sembrava avesse le proprie ragioni. Così decise che nel
frattempo non avrebbe fatto nulla.
Dopo quanto gli era successo col secondo re, il figlio
del mercante era molto arrabbiato, e si era recato da un terzo
re, al quale aveva aperto tutto il suo cuore, raccontandogli
anche dell'esistenza della lettera sulla quale c'era il disegno
dei sette luoghi. Disse al re di disegnarli tutti su di un pezzo
di carta e di portarli alla principessa. Ma come già
fecero gli altri due, anche il terzo re allontanò il
giovane di duecento miglia. Dopo di che corse dalla principessa.
Non appena arrivato, le guardie gli dissero degli altri due
pretendenti giunti prima. Ma egli annunciò di avere delle
informazioni in grado di cambiare la situazione. La gente non
capiva come mai lei preferisse questi re a tutti gli
altri.
Il terzo re recitò il suo poema in un modo
ancora più chiaro ed ovvio. Indi le mostrò il
disegno con tutti i luoghi. La giovane ne rimase ancora
più confusa, e si convinse che la cosa più saggia
fosse di non prendere alcuna decisione. Ognuno di quei re le
sembrava il marito probabile, così decise di non credere a
nessuno, se non a colui il quale fosse in grado di portarle
quella famosa lettera che aveva scritto di propria mano. Intanto,
il figlio del mercante pensò: quante volte ancora
dovrò venire allontanato? Quindi decise che si sarebbe
recato laggiù lui stesso, nella speranza di avere qualche
probabilità di riuscire a fare qualcosa. Girò in
lungo e in largo, finché arrivò al luogo dove la
principessa risiedeva. Annunciò di avere qualche cosa da
dirle... arrivò da lei e cantò il suo poema. Le
raccontò di quando erano andati a scuola insieme, e
aggiunse tutti i possibili dettagli personali. Le raccontò
infine di come fosse stato lui ad aver mandato gli altri re, e di
come avesse nascosto la lettera in un albero, ed ogni altra cosa
che gli era successa.
Ma lei si rifiutò di accettare le sue parole 26. (Anche gli altri re
avevano avanzato delle scuse particolari per spiegare il fatto di
non avere la lettera.) Dato che erano passati così tanti
anni le era impossibile riconoscerlo. Si rifiutò pertanto
di credere a qualsiasi persona se non a quella che le avesse
portato la propria lettera. Da prima, aveva pensato che il primo
re potesse essere quello giusto, poi il secondo, e così
via. Tutto questo era troppo per la figlia dell'imperatore, che
prese la decisione irrevocabile di non fare nient'altro. Il
giovane uomo si convinse che non gli era possibile rimanere in
quel luogo troppo a lungo, dato che l'imperatore avrebbe potuto
scoprire la sua presenza e avrebbe potuto ucciderlo. Quindi
decise di ritornare alla sua dimora precedente, nel luogo
disabitato, per passarvi il resto della vita. Camminò e
camminò finché ritrovò quel
posto.
Dopo che tutto ciò era accaduto diversi anni
passarono. Il giovane aveva riflettuto sulla propria vita e su
quella delle persone di questo mondo, convincendosi che sarebbe
stato meglio vivere per sempre in quel luogo solitario, cibandosi
di frutta come in precedenza.
Intanto sul mare c'era un pirata 27. Aveva sentito parlare
della bellissima donna, figlia dell'imperatore, e gli era venuto
in mente di rapirla. Non per tenersela lui stesso, dato che non
avrebbe potuto fare nulla con la donna, poiché era un
eunuco 28. Piuttosto,
egli pensava che, se fosse riuscito a rapirla, avrebbe poi potuto
venderla a qualche re per una enorme somma di denaro.
Iniziò quindi a fare piani e a metterli in pratica. Il
pirata era una persona abituata a rischiare 29, e questa avventura
sarebbe stata una delle tante. Dopo tutto, era un giocatore
d'azzardo, come ogni pirata. Da prima comprò ogni sorta di
mercanzie. Egli costruì anche degli uccelli dorati 30, e li fece con una tale
abilità che questi sembravano vivi. Fece anche dei
trespoli d'oro sopra i quali posò gli uccelli. Anche
questa opera era notevole: sebbene gli uccelli fossero molto
grandi, potevano rimanere sui trespoli senza romperli. Infine,
costruì dei meccanismi grazie ai quali gli uccelli
potevano cantare. Uno di loro schioccava la lingua, un altro
cinguettava, e un terzo cantava. Aveva fatto le cose in modo che
degli uomini, nascosti nel retro della stanza, muovessero dei
fili invisibili con grande abilità, manovrando in tal modo
gli uccelli, che sembravano quindi cantare da soli. Dopo aver
così caricato il suo vascello, il pirata fece rotta alla
volta della terra ove risedeva la figlia dell'imperatore.
Arrivato alla città, gettò l'ancora e
attraccò ad un molo. Si presentò come un grande
mercante, e la gente venne da lui a comprare ogni sorta di merci
preziose 31. Rimase
là per circa tre mesi, mentre veniva molta gente a
comprare la sua mercanzia. Anche la figlia dell'imperatore voleva
fare acquisti da lui, e gli mandò un messaggio
chiedendogli di inviare certa merce. Ma egli replicò con
un altro messaggio in cui diceva di non essere obbligato a
mandare merce a chicchessia, e che se qualcuno voleva fare degli
acquisti doveva recarsi da lui in persona, fosse pure la figlia
dell'imperatore. Al che la donna decise di recarsi personalmente
al porto. Ogni qual volta usciva dal suo palazzo, si copriva il
volto con un velo, onde la gente non restasse abbagliata dalla
sua bellezza, e nessuno perdesse i sensi.
La figlia dell'imperatore uscì dunque col volto
coperto, portando con sé' le sue compagne. Si fece inoltre
scortare da una truppa di guardie. Arrivò dal "mercante"
(che in realtà era il pirata), comprò alcuni
oggetti e stava per ritornare indietro quando il mercante le
disse: "Se verrai ancora ti mostrerò degli articoli ancora
più belli. Sono veramente stupefacenti."
E così fu. La donna ritornò ancora e
comprò altro. Il pirata rimase li per un certo tempo, e la
figlia dell'imperatore divenne sua cliente abituale. Un giorno il
mercante le aprì la porta della cabina ove si trovavano
gli uccelli dorati. La donna gettò uno sguardo e ne fu
affascinata. Si avviò per entrare, seguita dalle sue
guardie del corpo. "No, no!" egli disse, "Io non mostro
ciò a nessuno ad eccezione di te, poiché sei la
figlia dell'imperatore. Ma non voglio nessun altro." Così
la donna entrò da sola. Anch'egli entrò e si
affrettò a chiudere la porta della stanza dietro di loro.
Quindi fece una cosa volgare, la spinse di forza dentro un sacco
e le tolse tutti i vestiti 32. Dopo di che
chiamò uno dei suoi marinai, e lo vestì con i
vestiti della donna, gli coprì il volto e lo spinse di
fuori. "Via!" gli disse. Il marinaio non si rendeva conto di
ciò che stava accadendo. Non appena emerse dalla porta col
volto coperto le guardie incominciarono a scortarlo, non
rendendosi conto di chi ci fosse sotto il velo, e supponendo che
si trattasse della figlia dell'imperatore. Il marinaio venne
così guidato fino al palazzo della donna, fino alla sua
stanza, e fu solo là che, costretto a togliersi il velo,
venne scoperto. Ci fu un grande trambusto e
confusione.
Dopo aver catturato la figlia dell'imperatore il pirata
si rese conto che sarebbe presto stato inseguito. Quindi
lasciò il vascello e si nascose con la donna in una pozza
piena d'acqua, attendendo che l'allarme terminasse. Ma, prima di
fare ciò, aveva ordinato ai suoi marinai di salpare in
fretta e furia e di prendere il largo, poiché voleva far
credere che la figlia dell'imperatore si trovasse a bordo.
Pensava, "se li prendono peggio per loro". Come tutti i pirati
non si preoccupava affatto del benessere dei suoi
compari.
Successe proprio come previsto. Ci fu un grande grido
d'allarme, e l'imperatore fece inseguire il vascello. Ma egli si
era nascosto in una buca piena d'acqua con la principessa, e si
fermarono là. Il pirata minacciò di ucciderla se
avesse gridato o cercato aiuto. "Ho rischiato la mia vita per
catturarti", disse, "Ora che sei in mio potere, se perdo la mia
vita essa non vale niente in ogni caso. Se ti perdo non
potrò mai ricatturarti e la mia vita non varrebbe nulla.
Dunque non appena tu ti mettessi a gridare ti strangolerei. La
mia vita non varrebbe nulla in ogni caso."
La donna era spaventata a morte e si guardò bene
dall'emettere un solo gemito. Finalmente, si allontanarono dal
loro nascondiglio, e si recarono in un'altra città.
Continuarono così, finche egli si rese conto che le
guardie dell'imperatore li stavano ancora cercando. Allora si
nascose nuovamente con la donna, questa volta in un mikve.
Continuarono a viaggiare, e dovettero nascondersi in altri
luoghi, finché ne passarono sette in tutto, gli stessi
sette luoghi d'acqua 33
nei quali, in precedenza, il ricco mercante si era nascosto con
la madre della donna. (Si trattava della pozza d'acqua, del
mikve, della sorgente, ecc.)
Quando finalmente raggiunsero il mare egli tentò
di trovare almeno un battello di pescatori su cui continuare la
fuga. Alla fine trovò una barca, e fuggì con la
figlia dell'imperatore. Non aveva nessun desiderio personale per
lei, dato che era un eunuco. Voleva venderla ad un re, ed era
preoccupato che qualcuno potesse desiderarla e prenderla con la
forza. Allora la vestì con gli indumenti di un marinaio,
per farla assomigliare ad un uomo. Ma, mentre navigavano, si
scatenò una tempesta che trasportò la barca verso
una costa sconosciuta, presso la quale il mezzo si
sfasciò. Si trattava della stessa spiaggia deserta nelle
cui vicinanze abitava il figlio del mercante.
Il pirata era un esperto delle rotte marittime, e
sapeva che nessuna nave giungeva mai da quelle parti. Quindi
suppose che non ci fosse nulla da temere, e lasciò che la
donna vagasse per conto suo. Egli si incamminò in una
direzione e lei nell'altra, alla ricerca di cibo e di acqua. La
donna si allontanò sempre di più. Quando il pirata
si accorse che la sua prigioniera non era più nelle
vicinanze iniziò ad urlare per chiamarla, ma lei decise di
non rispondere. "Se ha intenzione di vendermi", pensò tra
sé e sé, "perché' dovrei rispondergli? Se mi
trova gli dirò che non avevo sentito. Dato che vuole
vendermi si guarderà dell'uccidermi. E se non mi trova
tanto meglio." Così non rispose e si allontanò
ancora di più. Il pirata la cercò dappertutto ma
non riuscì a trovarla. Alla fine egli venne divorato dalle
bestie feroci 34 di quel
luogo. Intanto lei continuava a camminare. Mentre andava si
procurava del cibo, finché arrivò al luogo ove
viveva il giovane uomo. Dato che i loro capelli erano cresciuti,
e dato che lei indossava vestiti maschili, i due non si
riconobbero. Non appena egli la vide fu tuttavia molto contento
del fatto che fosse arrivato li qualcun altro. "Come hai fatto ad
arrivare qui?" le chiese.
"Mi trovavo sul mare con un certo mercante" rispose
lei. "E tu come sei arrivato qui?" chiese a sua volta. "Anch'io
tramite un mercante..." replicò. I due rimasero insieme 35.
Da quando la figlia dell'imperatore era stata rapita,
l'imperatrice piangeva amaramente tutto il tempo.
Incominciò a biasimare l'imperatore per quanto era
successo. Come risultato dell'orgoglio di questi, il giovane
promesso sposo era scomparso, ed ora lei aveva anche perso la
figlia. "La ragazza era tutta la nostra fortuna e successo,"
diceva, "ora l'abbiamo persa. Cosa mi rimane adesso?" Continuava
così ad accusarlo con veemenza. Anche l'imperatore era
profondamente addolorato per la scomparsa della figlia. Le
lamentele e le accuse della moglie si moltiplicavano, e presto
tra i due si arrivò allo scontro aperto. La moglie aveva
detto delle cose così pesanti sul suo conto che egli
decise di allontanarla. Nominò dei giudici e la
condannò a venire esiliata. Subito dopo tali fatti
l'imperatore dovette andare a combattere una battaglia e
subì una sconfitta. Diede la colpa ad un errore del suo
generale, e lo fece esiliare. Anche la guerra successiva da lui
combattuta finì in una sconfitta, e anche quel generale
venne dimesso e allontanato. Così facendo, vennero mandati
via un gran numero di generali.
Ad un certo punto i cittadini del regno si resero conto
che l'imperatore stava comportandosi in un modo molto bizzarro.
Prima aveva esiliato l'imperatrice, e ora tutti i generali (in
più perdeva tutte le guerre). Decisero pertanto di
capovolgere la situazione, di richiamare l'imperatrice e di
rimuovere l'imperatore. Essa avrebbe governato la nazione. E
così fu fatto. L'imperatore venne privato di ogni suo
potere e venne esiliato 36, e sul trono del governo
si sedette l'imperatrice 37. Ella immediatamente
mandò dei messaggeri a prendere il mercante e la moglie,
restituì loro tutto quanto avevano prima, e li prese a
vivere con sé' nel palazzo reale.
Mentre l'imperatore veniva portato in una prigione
lontana, chiese a quelli che lo stavano portando via di
risparmiarlo. "Sono stato il vostro imperatore", implorò,
"e vi ho fatto del bene. Ora abbiate compassione di me e
lasciatemi andare. Vi prometto che non ritornerò qui mai
più. Non avete nulla da temere. Lasciatemi andare e
scomparirò. Lasciate almeno che nel mio esilio io sia
libero."
Allora lo lasciarono andare per la sua strada. Egli
continuò a camminare finché arrivò al mare.
Si imbarcò su di un veliero, ma presto un vento
irresistibile lo trascinò lontano, verso il luogo
solitario dove vivevano gli altri due (il figlio del mercante e
la sua propria figlia, che ora indossava vestiti da uomo.) Anche
l'imperatore vagò finché arrivò allo stesso
luogo 38 e li
incontrò, ma nessuno riconobbe gli altri, dato che erano
trascorsi molti anni e i loro capelli erano diventati lunghi. Gli
chiesero: "Come sei arrivato qui?"
"Per colpa di un mercante..."
replicò.
Anch'essi diedero una risposta simile alla sua domanda,
e rimasero a vivere tutti e tre insieme, mangiando e bevendo come
prima. Tutti e tre conoscevano la musica e suonavano degli
strumenti, sia l'imperatore che gli altri due.
Tra loro era il giovane uomo ad essere maggiormente
pieno di risorse, dato che era vissuto lì più degli
altri. Egli si procurava della carne che tutti mangiavano
insieme. Bruciavano del legno che nelle terre civilizzate sarebbe
stato più prezioso dell'oro. Il figlio del mercante
sosteneva che questo era un posto dove valeva la pena passare il
resto della vita. Tenendo conto del tipo di benefici che la gente
riceve nelle aree abitate, sarebbe piuttosto stato meglio vivere
qui per sempre.
Gli chiesero: "Che cosa ti è successo prima di
arrivare qui, per farti dire che qui si sta meglio?"
Rispose loro, raccontando di come egli fosse il figlio
di un ricco mercante, e di come in quel tempo la sua vita fosse
stata felice. L'imperatore gli chiese: "Hai mai sentito parlare
dell'imperatore del mondo?"
Il giovane rispose di si. L'imperatore continuò,
e gli chiese se avesse sentito parlare della sua bellissima
figlia. "Si", affermò l'altro. Ma il ricordo di ciò
lo fece adirare: "E' un assassino!", disse con veemenza, senza
sapere chi aveva davanti. "Perché'?" chiese l'altro. "Mi
trovo qui a causa sua."
"E come è successo?"
Il giovane decise che non aveva nulla da temere dai
suoi compagni e raccontò loro l'intera storia della sua
vita.
L'imperatore gli domandò: "Se tu avessi ora
l'imperatore nelle tue mani, ti vendicheresti di
lui?"
"No", rispose il giovane, "al contrario. Mi prenderei
cura di lui così come mi prendo cura di te."
L'imperatore iniziò a singhiozzare e a
lamentarsi. "Che vecchiaia infelice deve avere l'imperatore!"
Disse infatti di avere sentito che la figlia dell'imperatore era
stata rapita e che egli stesso era stato esiliato. Il giovane
replicò: "Tutto ciò è avvenuto a causa del
suo orgoglio e della sua crudeltà. Egli ha distrutto sia
se stesso che la figlia. E' stato per causa sua che sono arrivato
qui."
L'imperatore ripeté la domanda
precedente:
"Se tu l'avessi ora nelle tue mani, ti vendicheresti di
lui?"
"No", replicò ancora l'altro, "Al contrario, mi
prenderei cura di lui così come mi prendo cura di
te."
A questo punto, pieno di commozione, l'imperatore
rivelò la sua identità, raccontando ciò che
gli era successo. Il figlio del mercante cadde su di lui, e si
abbracciarono e si baciarono 39.
La bellissima donna aveva ascoltato tutto ciò
che gli altri due si erano detti, ma per il momento
preferì rimanere in incognito.
Il giovane uomo aveva preso l'abitudine di andare ogni
giorno a fare dei segni su tre alberi. Vi erano migliaia e
migliaia di alberi, ed egli continuava a cercare quello che
conteneva la lettera della principessa. Ne esaminava tre al
giorno, e li segnava 40,
così da non dover ripetere l'esame in seguito. Faceva
tutto ciò nella speranza di trovare la lettera. Quando
ritornava dalla sua ricerca, aveva sempre gli occhi pieni di
lacrime.
"Che cosa stai cercando in quegli alberi?" gli
chiesero. "E perché ritorni sempre con le lacrime agli
occhi?"
Rispose loro narrando l'intera vicenda di come la
figlia dell'imperatore gli avesse mandato una lettera, che lui
aveva nascosto all'interno di un albero, e di come poi il tornado
l'avesse abbattuto. Ora ricercava quell'albero per recuperare la
lettera. Gli dissero: "Domani verremo anche noi con te a cercare.
Forse la troveremo insieme."
All'indomani, quando andarono a cercare con lui, la
figlia dell'imperatore trovò subito la lettera 41 nascosta dentro un
albero. Quando l'aprì riconobbe la sua calligrafia.
Rifletté sulla situazione. Per rivelare tutto di un colpo
la propria identità al promesso sposo avrebbe dovuto
togliersi il travestimento. Ma così facendo la vista della
sua bellezza avrebbe potuto colpire il giovane in modo talmente
forte da farlo svenire o morire. Inoltre, la donna voleva fare le
cose per bene, così da poterlo sposare secondo le regole.
Così si limitò a riportagli la lettera, dicendo
d'averla trovata in un albero.
Egli perse immediatamente coscienza. Lo fecero
ritornare in sé' e lo aiutarono a riprendere la buona
salute, ed erano tutti e tre molto felici. Ma il figlio del
mercante disse: "A che cosa mi serve ormai questa lettera 42? Dove mai potrò
trovarla? Certamente ora la mia promessa sposa si trova con
qualche re. Che bisogno ho di tutto ciò? Lasciate che io
passi qui il resto della mia vita!"
Egli le restituì la lettera e, credendo di avere
davanti un uomo, le disse: "Ecco la lettera, vai e sposala tu
stesso." La donna accettò l'idea, ma gli chiese di
accompagnarla: "Sarò certamente in grado di conquistare la
mano della principessa, ma voglio condividere con te ogni bene
che mi deriverà da ciò."
L'uomo si rese conto che la persona che aveva davanti
era molto intelligente, e che avrebbe davvero avuto successo in
ciò. Quindi acconsentì ad andare con
lei.
Ciò significava però lasciare solo
l'imperatore, dato che egli aveva paura di ritornare alla sua
terra. Ma la donna (che ne era la figlia) gli chiese di ritornare
al mondo abitato dicendo: "Una volta che saremo là
rintraccerò la bella figlia e la tua buona fortuna
ritornerà." Così i tre si incamminarono insieme.
Arrivarono al mare, trovarono una nave e salparono per la terra
dove viveva la regina, dirigendosi poi alla capitale. La donna si
rendeva conto che, se avesse rivelato di colpo la sua
identità alla madre, questa avrebbe potuto morire per
l'emozione. Quindi le mandò un messaggio dicendo che c'era
un uomo che aveva delle notizie circa la figlia perduta. Indi si
recò dalla madre, e le raccontò ogni cosa che era
successa alla figlia rapita, e alla fine le confessò:
"Sono io, sono io quella!"
Indi riportò anche la storia del suo promesso
sposo, e di come anche lui si trovasse con lei. Tuttavia
insistette che il padre, l'imperatore, fosse ripristinato al suo
ruolo. La madre, pur nell'enorme felicità di aver
ritrovato la figlia, non voleva accettare ciò, dato che
tutti quei guai erano stati causati dall'ex imperatore. Comunque
dovette sottostare alla richiesta della figlia. La madre
mandò delle guardie a prenderlo nella prigione dove
avrebbe dovuto essere rinchiuso, ma quando lo cercarono
scoprirono che non c'era più. La figlia disse allora che
anche l'imperatore si trovava con lei.
Si celebrò così il matrimonio e la festa
fu completa. La coppia prese il governo del regno, e regnò
in modo supremo sopra il mondo intero 43.
In seguito, il vecchio imperatore 44 non ebbe nessuna vera
grandezza, dato che tutto ciò era avvenuto per colpa sua.
Invece il ricco mercante ricevette molta gloria e
onore.
COMMENTI E NOTE
La storia contiene delle straordinarie intuizioni e
profezie riguardanti il processo di redenzione messianica, e il
ruolo e l'apporto che i popoli gentili potranno dare in essa.
Com'è noto, l'Ebraismo tende a porsi in un ruolo non solo
centrale ma anche esclusivo, per quanto riguarda il come
avverrà la redenzione messianica, possa essa accadere
presto, nei nostri giorni. Ma non è una posizione valida,
com'è dimostrabile in molti modi. Pur avendo un ruolo
guida, gli ebrei abbisognano della collaborazione e della piena
interazione con tutti i vari livelli sui quali si colloca l'anima
dei gentili, per innescare il tanto atteso evento messianico. R.
Nachman, piuttosto di scrivere complicate argomentazioni
filosofiche, ci spiega tutto ciò con un favola
meravigliosa. Come per altre storie, fu lo stesso R. Nachman in
seguito a fornire alcune delle chiavi interpretative del
racconto. Ma andiamo per ordine.
1 Un grande mercante. Il
termine usato in yiddish (la lingua nella quale R. Nachman
insegnava) è burgher (da cui deriva l'italiano
"borghese"), che significa un membro della classe media. La
radice di questa parola è burg, che significa
"montagna". Sappiamo dalle stesse spiegazioni di Rabbi Nachman
che ciò allude ai Patriarchi, secondo immagini presenti in
diversi midrashim.
In particolare, il mercante è Abramo, il cui legame con la
montagna è chiaro fin dall'episodio nel quale egli stava
per sacrificare Isacco sul monte Moria, il luogo del futuro
Tempio di Gerusalemme. La grandezza spirituale di Abramo lo rende
simile ad un monte. Sempre secondo Rabbi Nachman, la storia
allude anche all'episodio nel quale Lot, cugino di Abramo,
dovette scappare da Sodoma poco prima che questa venisse
distrutta. Durante la fuga gli venne detto di dirigersi verso la
montagna (Genesi 19:22). Il mercante rappresenta la ricchezza
spirituale del popolo ebraico, e il povero invece è Lot,
archetipo dell'anima delle nazioni del mondo.
Alla distruzione di Sodoma, Dio dice a Lot di dirigersi
verso la grandezza e la sicurezza della rivelazione monoteistica
ricevuta da Abramo (la montagna). Ma Lot in realtà arriva
solo fino a Tzoar, una cittadina lì nei pressi. Si tratta
di una città avente lo stesso nome della Tzoar egiziana, e
ciò rappresenta come Lot, in qualche modo, abbia preferito
dirigersi verso un altro tipo di sapienza, quella magica,
rituale, politeistica. Un fatto analogo succede nel mondo, ogni
qual volta la malvagità di qualche nazione arriva al colmo
della misura, e Dio si prepara a intervenire nella storia e a
distruggerla. Purtroppo le anime migliori di quella nazione,
quelle degne di venire salvate, preferiscono soluzioni di ripiego
piuttosto che effettuare il salto di qualità compiuto a
suo tempo da Abramo. Ciò contribuisce al permanere della
Shekhinà in
esilio.
2 Un povero. Si tratta di
un povero in spirito. Mentre il mercante è pronto a
rischiare la propria vita per salvare la moglie del povero,
questi in seguito complotterà contro la vita del figlio
del mercante, per soddisfare il proprio orgoglio e ambizione.
Come vedremo però, l'anima dei gentili possiede diversi
livelli e sfumature. Il povero è solo uno di essi. Al di
sotto di ciò troveremo il generale che gli rapisce la
moglie, e il pirata che gli rapisce la figlia. Innanzi tutto,
ciò mostra la mancanza di solidarietà che
c'è tra gli stessi gentili. Il pirata infine è il
livello di Amaleq, la parte più negativa dell'anima non
ebrea, quella che non può ricevere nessuna rettificazione.
Tale parte è quella dove ha origine
l'antisemitismo.
3 Erano privi di figli.
Come fu il caso di Abramo agli inizi.
4 Sognò. In Genesi (cap.
15) Abramo ha una visione notturna durante la quale gli viene
annunciato che la sua futura discendenza sarebbe dovuta andare in
esilio. Tale visione lo turbò profondamente. Nella storia
di R. Nachman, qui si allude al fatto che la potenza e la
supremazia spirituale sarebbero state tolte al popolo di Abramo e
date ai gentili.
5 La moglie del povero.
Questa è la parte migliore dell'anima dei gentili, la
parte femminile. Non a caso il presente fenomeno di risveglio
della coscienza spirituale di così numerose persone vede
le donne al primo posto. Si tratta di quella componente umile e
rispettosa, consapevole dei propri limiti, e disposta a ricercare
l'illuminazione. In Cabalà il maschile è il datore,
e il femminile è il ricettore. Questi è sovente
ancora più importante di quello. La redenzione
potrà avvenire solo quando l'anima dei gentili si
porrà in un atteggiamento ricettivo e disponibile nei
confronti dell'anima ebraica.
6 Qualcosa di
sconsiderato. Il mercante decide di scendere nel regno delle
klipot (le forze del male), per strappare ad esse le
scintille divine colà prigioniere. Tale discesa non
può venire compiuta nel normale stato di coscienza, ma
è possibile solo in una condizione di consapevolezza
alterata. (Ai lettori che hanno il corso di Cabalà del
primo anno, pubblicato da Chokhmat ha-Emet
consigliamo di rivedere il capitolo sulla lettera Quf).
Analogamente si dice che lo stesso Messia dovrà possedere
un pizzico di "santa pazzia", a guisa del re Davide, che si finse
pazzo in diverse occasioni. Tuttavia, non appena la missione
è compiuto, occorre ritornare allo stato
normale.
La moglie del povero è l'essenza spirituale
più sana dei gentili. Abramo rischia la propria vita per
salvarla, dato che essa è indispensabile al processo di
redenzione del mondo. Rabbi Nachman spiegò che tutto
ciò ha a che fare col fatto che Abramo vide che in Lot
c'era una scintilla del Messia. Infatti, dopo la fuga da Sodoma,
le figlie di Lot giacquero col padre. Dall'unione con la figlia
maggiore nacque Moav, una cui futura discendente sarebbe stata
Ruth, un'antenata del re Davide, da cui viene il Messia. La
storia di Ruth è di fondamentale importanza nella
rivelazione biblica. Non si tratta di una semplice mattonella del
processo di redenzione, uno dei tanti anelli della catena. Ruth
rappresenta una svolta fondamentale. E' solo quando l'essenza
spirituale delle nazioni del mondo decide di collaborare con
l'anima ebraica, e riconosce l'autorità assoluta di Dio al
di sopra di ogni altra potenza, che il Messia può
nascere.
7 Una buca piena d'acqua
piovana. Secondo l'halakhà (la legge ebraica), questo,
come pure gli altri sei posti d'acqua sono utilizzabili come
mikve, il bagno purificatore che la donna deve compiere dopo il
periodo mestruale per essere nuovamente permessa al marito. Si
tratta di sette purificazioni diverse. Ciò allude ai Sette
Precetti dell'Alleanza Universale, nelle cui acque vive l'anima
dei gentili deve immergersi e purificarsi. Ciò significa
che non basta osservarli inconsciamente, quali fossero norme
naturali o consuetudini sociali, necessarie al buon andamento
della vita pubblica. Occorre invece accettarle come parte della
rivelazione che Dio ha compiuto sul monte del Sinai, come
l'espressione perfetta e completa della volontà
dell'Onnipotente. Ecco perché' la storia di Ruth si legge
a Shavuot, per sottolineare come il dono della Torà non
sia un fatto che riguarda soltanto gli ebrei ma ogni persona di
"buona volontà". Shavuot, "settimane", il nome della festa
in cui si commemora la ricezione della Torà, può
anche venire letto "shvuot", "giuramenti", proprio come i
giuramenti compiuti dalla moglie del povero. Parte del giuramento
è l'impegno preso dall'essenza spirituale dell'anima dei
gentili di aiutare gli ebrei ad eseguire il loro scopo nel mondo.
Secondo il Talmud, nei tempi messianici i gentili appoggeranno
gli ebrei in ogni modo possibile, aiutandoli ed esortandoli a
compiere i precetti della Torà, poiché da
ciò dipende ogni ulteriore rettificazione
dell'universo.
8 Figlio maschio. Si
tratta dell'anima del Messia, destinata ad incarnarsi e a
rivelarsi all'interno del popolo ebraico. E' molto bello vedere
come la nascita di questa anima eletta sia possibile solo dopo
aver superato la più difficile delle prove: entrare nel
regno del male per strappare alle klipot la parte
più nobile dell'anima dei gentili. E' quanto fece Abramo
quando si preoccupò di salvare Lot (lo fece in ben due
occasioni: prima quando combatté una guerra contro quattro
re che avevano saccheggiato la città di Lot, e poi quando
pregò Dio affinché risparmiasse i giusti che
vivevano a Sodoma, e quindi Lot).
Uno dei paradossi più sentiti della
Cabalà. è come l'anima del Messia passi anche
attraverso rapporti incestuosi e peccaminosi. Così come
Lot entrò nel dominio del male, quando giacque con la
propria figlia, anche l'anima di Abramo entrò in tale
ambito quando Yehuda, il suo pronipote che tra le dodici
tribù avrebbe avuto in dono l'eredità della
trasmissione messianica, ebbe un rapporto illecito con Tamar, la
vedova dei suoi due figli. Dunque, nella leggenda di Rabbi
Nachman scopriamo come il viaggio nel dominio del male (la
città del generale) abbia un risultato enormemente
positivo. Questo ovviamente a patto di resistere alle tentazioni
colà incontrate.
9 Figlia femmina. Si
tratta della stessa Shekhinà, in
esilio tra i popoli gentili. L'esilio della Shekhinà
consiste nel fatto che essa cede la propria forza e potere a re e
a governanti indegni, che poi usano tale autorità non per
elevare e rettificare il popolo, ma per soddisfare i propri
istinti e piaceri più bassi. Comunque sia, ogni potere
regale ha origine in Malkhut di Atzilut, che
è la connotazione cabalistica della
Shekhinà. Quando questa scende nei mondi
inferiori, la sua autorità corre il rischio di venire
utilizzata per motivi egoistici ed egocentrici. Vedremo
ciò nell'esempio dell'imperatore. Pur se in
schiavitù, la santità della
Shekhinà rimane tuttavia pura e intatta, pronta a
venire rivelata come tale dal Messia, pronta a mettere la propria
forza e bellezza al servizio del Regno dei Cieli.
10 Bellezza estrema.
La Shekhinà rimane per sua natura assolutamente
diversa e separata dal resto dell'umanità. La sua bellezza
ispira ammirazione e desiderio in tutti, nessuno escluso. La
radice unica e ultima di ogni bisogno umano è sempre e
soltanto il bisogno dell'immanenza divina, di conoscere, vedere,
ed unirsi a Dio. Purtroppo però, tale desiderio viene
sovente perseguito nei modi più impropri e sbagliati,
anche perché' la Sua immanenza, la
Shekhinà, essendo in esilio, è costretta
dalle klipot a mascherarsi e a apparire sotto forme
ingannevoli (come si vedrà in seguito a proposito del
pirata che la vestì da uomo). Pur essendo figlia della
coppia che rappresenta l'anima dei gentili, non si deve pensare
che siano questi ad averla generata. La Shekhinà
è increata, e si trova tra i gentili solo come parte della
sua discesa nei livelli inferiori della creazione
(Malkhut di Malkhut di
Assià).
11 Andarono a scuola
insieme. Ciò denota come l'anima del Messia e la
Shekhinà frequentino lo stesso Beit
Midrash (casa di studio della Torà), nel più
alto livello del Giardino dell'Eden. Inoltre, ciò
può anche significare come ebrei e gentili possano
studiare insieme, condividendo la ricerca della sapienza. Questa
seconda opinione è corroborata da un dettaglio della
fiaba: studiavano insieme lingue straniere, quindi strumenti di
comunicazione tra popolo e popolo.
12 Imperatore. La
componente maschile decaduta dell'anima dei gentili, quella
dominatrice, ambiziosa, orgogliosa, è quella che conquista
il dominio del mondo. Si tratta dell'archetipo biblico di
Esaù.
13 Del tutto privo di
denaro. E' l'esilio dei figli di Israele a causa delle
persecuzioni e dell'invidia delle nazioni del mondo, che non
vogliono accettare la sua elezione. Secondo le loro opinioni, Dio
avrebbe cambiato idea e avrebbe dato la Sua preferenza a loro
stesse. Tale è la base filosofica e teologica del
Cristianesimo e dell'Islam, oltre che di un gran numero di sette
che sostengono di essere state prescelte al posto di tutti coloro
che in precedenza avevano affermato la stessa cosa. Tali
supposizioni contraddicono un chiaro versetto profetico, dove Dio
afferma: "Io sono Dio, non sono cambiato." L'errore teologico
descritto prima è la conseguenza di un errata comprensione
di cosa sia veramente l'elezione divina. Non si tratta ne' di un
privilegio, ne' di una situazione favorita, ma di una
responsabilità maggiore e difficile, che espone ad un
giudizio più severo e immediato, qualora non ci si attenga
al ruolo assegnatoci da Dio.
14 Sbarazzarsi del
giovane. Le nazioni tentano di pervertire il concetto di
Messia. Tuttavia il suo esilio lo aiuterà a riunirsi con
la sua promessa sposa. Da ciò si vede che anche il male
alla fine cederà dei risultati positivi.
15 Una Lettera. Si
tratta dei segni che il Messia deve conoscere e possedere per
poter accedere alla Shekhinà. Si tratta della conoscenza
esoterica della Torà: La Cabalà.. Sulla lettera
figura la descrizione dei sette luoghi d'acqua. Qui l'acqua non
è solo l'elemento della purificazione ma anche il simbolo
della sapienza superiore, che non è solo conoscenza
astratta ma anche amore fertile e ristoratore.
16 Un arco. E' l'arma
della preghiera, che lo difende dagli istinti inferiori e dalle
forze del male. In diverse occasioni R. Nachman fece notare come
il Messia sarà particolarmente esperto nell'arte del
pregare, e combatterà e vincerà le sue battaglie
proprio tramite l'arma della preghiera. E' stato anche il caso di
tutti i più grandi maestri di Israele, ad esempio di
Mosè, nell'episodio nel quale finché teneva le mani
alte in preghiera riusciva ad ottenere la vittoria del suo
popolo. Oppure, nelle varie volte durante le quali ottenne che
Dio perdonasse i peccati di Israele. E' stato il caso di Abramo
stesso, nella sua famosa petizione a favore del giusto. Isacco,
che quando uscì a pregare nel campo vide arrivare la sua
futura sposa. Giacobbe, che così sovente si rivolgeva a
Dio, e l'elenco sarebbe troppo lungo per continuare. Dunque i
Maestri, pur essendo dei massimi esperti nelle conoscenze
esoteriche, compresi i loro aspetti pratici, se desiderano
qualcosa lo cercano con la preghiera, e non tramite pratiche
magiche.
17 Un luogo disabitato.
Si tratta di un luogo particolare nella parte superiore Giardino
dell'Eden, dove l'anima del Messia dimora fino a che il mondo non
sarà pronto per la sua rivelazione.
18 Un coniglio. Si
tratta di un animale non kasher. Ciò dimostra che al
livello della loro radice in alto (nel giardino dell'Eden) tutti
gli animali sono ugualmente puri. Tale percezione è di per
se corretta, a patto che ci si renda conto del suo essere valida
solo per un determinato livello superiore di realtà, non
ancora rivelato qui in basso. E' interessante vedere come i falsi
messianismi si siano distinti per l'abolizione di certe regole,
sia alimentari che sessuali. Fu il caso di Shabtai Tzvi, che
cercò di abolire il digiuno di Tisha be-Av, e di
permettere certi cibi non kasher. Prima di lui fu il caso di
Pietro, il più eminente dei discepoli di Gesù, che
ebbe un sogno nel quale gli venivano mostrati ogni sorta di
animali impuri, e gli veniva detto di mangiare. Il permesso di
cibarsene è vero solo al livello della loro radice nei
mondi divini, ma qui in basso, fino alla redenzione finale
dell'umanità, sostenere l'abolizione di quelle regole
all'interno dell'Ebraismo equivale a barare al gioco, a
pretendere di avere già terminato il proprio lavoro quando
invece il mondo è ancora pieno di guerre, sofferenze ed
ingiustizie.
19 Figlie di nobili.
Potrebbe trattarsi delle anime dei Chasidei Umot Olam, i Pii
delle Nazioni del mondo.
20 Strumenti musicali.
Come vedremo, il tema della musica, del canto e della poesia
tornerà sovente nel racconto. Di tutto il Chasidismo,
Rabbi Nachman è stato forse il maestro che più ha
sviluppato il ruolo del canto e della musica nella preghiera e
nella vita religiosa in genere. Secondo una radicata tradizione,
il Messia, per lo stesso fatto di essere chiamato "ben David"
(figlio di Davide), sarà un grande maestro in tale arte,
continuando così la tradizione del suo antenato
Davide.
21 Le acque non sono
passate sopra di te. Frase molto misteriosa, probabilmente
ispirata ad un versetto dei Salmi: "Tutte le tue onde sono
passate sopra di me." Secondo Arieh Kaplan ciò significa
che i giusti e i maestri che vengono a corteggiare la
Shekhinà, nelle speranza di venire scelti per il ruolo di
salvatori del mondo, non sono passati attraverso l'esperienza
della discesa nel mondo delle forze malvagie, come fece il
mercante quando andò a liberare la madre della futura
principessa. Un altra spiegazione vede nelle acque il simbolo del
sacrificio della propria vita a testimonianza dell'Unità
divina, compiuto ad innumerevoli riprese dal popolo ebraico.
L'ultimo grande passaggio delle onde su di loro è stato
con l'Olocausto e la morte dei sei milioni. Si tratta del
ripetersi in piccola scala dell'evento della Shvirat
ha-Kelim, la Rottura dei Recipienti. Nella prima delle due
creazioni, il Mondo del Caos, la distruzione avveniva tramite il
fuoco. Questi infatti è Ghevurà, e il
primo mondo è basato sul giudizio severo, Din o
Ghevurà. Nel secondo mondo, quello della
Rettificazione, la distruzione, qualora ve ne sia bisogno,
avviene tramite l'acqua, come nel Diluvio universale. L'acqua
è l'amore, la compassione, anche se a volte un eccesso di
ciò ha conseguenze tragiche. Tuttavia se la persona
accetta la prova con amore e fede allora diventa meritevole di
"sposare la Shekhinà". A livello di popolo, Israele ha
già senz'altro superato l'iniziazione del "passaggio delle
acque", dal momento dell'aprirsi del Mar Rosso a tanti altri
eventi meno gioiosi di quello. Sul piano individuale, tuttavia,
Mosè è l'unico tra i grandi di Israele ad aver
già superato tale iniziazione. Il suo nome significa
infatti "tratto dalle acque" (il faraone voleva uccidere tutti i
maschi israeliti annegandoli nel Nilo). Inoltre, gli episodi
più salienti della vita di Mosè ruotano intorno al
simbolismo dell'acqua. Egli stesso era nato nel mese di Adar, che
significa "piovoso", nel segno dei Pesci, il segno della discesa
nel mondo delle klipot per sottrarvi le scintille di
santità. Tra tutti i grandi di Israele Mosè
è quello che più di tutti si avvicina alla figura
del vero Messia.
22 Cadeva a terra.
L'intensità dell'esperienza mistica provata alla visione
della Shekhinà può essere sconvolgente,
come nel caso dei quattro maestri che entrarono nel Giardino dei
segreti (il Pardes).
23 I tendini degli animali
selvatici. Il Messia è in grado di trarre armonia e
bellezza anche dalle forze negative.
24 Un tornado. Pur se
in apparenza lo allontana ancora di più dalla principessa,
in realtà ciò rompe il suo senso di compiacenza e
di auto-sicurezza, ponendolo in una fase di ricerca attiva della
sua seconda metà. Analogamente, Dio ci deve sovente
mandare delle tempeste improvvise per rimetterci in moto lungo il
cammino dell'evoluzione spirituale.
25 Il re di quel
paese. Come lui ce ne saranno altri due. Alcuni interpretano
queste figure come riferimenti ai più importanti dei falsi
messia provenuti dal popolo ebraico (numerosi altri sono emersi
dalle nazioni del mondo). Tuttavia sembra improbabile che il vero
Messia sia lui stesso a dare i segni segreti a dei ciarlatani.
Altri dunque vedono in questi tre re nientemeno che le figure di
Rabbi Shimon bar Yochai (l'autore del Santo Zohar), il grande
Arizal (il più importante dei maestri di Cabalà
dell'ultimo millennio) e lo stesso Baal Shem Tov. Ciò
sembra paradossale, ma in un certo senso essi hanno avuto
così tanto da fare nelle loro generazioni da aver
"ritardato" la venuta del Messia, oscurando quasi il suo ruolo.
Ognuno di essi aveva rettificato il mondo ad un grado così
notevole da aver reso inutile la venuta del Messia nelle loro
generazioni e nei 200 anni successivi.
26 Rifiutò di
accettare le sue parole. La stessa Shekhinà,
quand'è in esilio, ha difficoltà a riconoscere il
vero Messia. Ciò è dovuto alla forte opposizione
che egli suscita anche all'interno dei cerchi di religiosi
ortodossi, come avvenne nel caso del Baal Shem Tov e di Rabbi
Nachman, che furono il bersaglio di innumerevoli critiche da
parte degli "oppositori" (mitnagdim).
27 Un pirata.
Rappresenta un livello talmente negativo dei popoli gentili da
non poter venire rettificato. E' da equiparare ad Amaleq, il
grande rapinatore dell'umanità e il grande assassino del
popolo ebraico.
28 Eunuco. Lo Zohar
afferma: "el acher istares", "il falso dio (il principio
del male) è castrato". Le forze del male sono come un
virus, incapaci di riprodursi da sole, a meno che non riescano a
penetrare una cellula viva, che poi usano da supporto per i
propri piani distruttivi.
29 Abituato a
rischiare. Anche il mercante aveva corso dei rischi. Inoltre,
vedremo come egli passerà con la principessa gli stessi
sette luoghi d'acqua. Un'altra delle caratteristiche delle forze
del male è quella di imitare o parodiare il bene, peraltro
essendo animate da ben altri scopi.
30 Uccelli dorati.
Rappresentano le meraviglie della scienza e della tecnologia, che
sovente sono utilizzate dalle forze del male per affascinare gli
animi e catturarli in schiavitù.
31 Merci preziose.
Ciò che il male cerca di vendere ha l'aspetto raro,
prezioso e desiderabile.
32 Le tolse i vestiti.
Spogliò la Shekhinà dei suoi rivestimenti
spirituali, evento già successo ad Adamo, che si
ritrovò nudo. Rappresenta la perdita della Luce
Avvolgente. La cattura della figlia dell'imperatore rappresenta
una ulteriore discesa della Shekhinà, in un
esilio ancora peggiore del primo. Eppure ciò è il
preludio della redenzione finale. Molte profezie affermano che
prima della venuta del Messia ci sarà uno sprofondamento
ulteriore del bene, e una grande prova collettiva.
33 I sette luoghi
d'acqua. Essi potrebbero anche riferirsi ai Sette Centri di
coscienza (vedi la pubblicazione di "Chokhmat Emet" su
questo soggetto). Anche le forze del male ne conoscono
l'esistenza e il funzionamento, e li utilizzano per conseguire i
loro scopi malvagi.
34 Divorato dalle bestie
feroci. Il pirata rappresenta anche tutta quella falsa
spiritualità ispirata alla magia e alla stregoneria. Non a
caso in molte scuole di magia è presente una profonda
tradizione di antisemitismo, di un tipo ancora più
virulento e radicato di quello di matrice cristiana. L'origine
spirituale di tali correnti è nel mago Bilam, grande
avversario di Israele, sia ai tempi dell'Egitto sia durante i
quarant'anni nel deserto. Ma la differenza tra il pirata e il
giovane figlio del mercante è che questi possiede un arco,
e quegli no. L'arco è la forza della preghiera. I maestri
e i cabalisti, pur studiando e conoscendo le stesse forze
manipolate dai maghi, ottengono i loro scopi soltanto tramite la
preghiera, che per essere veramente tale richiede uno stato di
grande bitul, o annullamento della coscienza egoica. Al
contrario, maghi e stregoni sono convinti di potere arrivare ai
loro scopi soltanto grazie al proprio potere personale, che nella
quasi totalità dei casi è unicamente l'illusione di
un ego inflazionato. Il loro destino è quello di venire
divorati dalle stesse forze negative da loro messe in moto. La
principessa, e quindi la Shekhinà invece non
corre rischi. Pur se a volte viene presa in schiavitù,
ella è al di sopra di qualunque rischio di vita, essendo
immortale per sua propria natura.
35 I due rimasero
insieme. Tuttavia essi non si riconoscono. Il giovane odiava
ancora l'imperatore, e finché nell'anima del Messia ci
sono sentimenti negativi egli non può consumare l'unione
con la Shekhinà.
36 L'imperatore venne
esiliato. Privo della Shekhinà, sua unica
sorgente di potere e di gloria, egli cade immediatamente in
disgrazia. Il destino di tutti i regni umani che si sono
ribellati contro il Divino, o nelle parole o nei fatti, è
quello di cadere, primo o poi, miserevolmente nella
polvere.
37 L'imperatrice. Il
fatto del come il popolo si ribelli e riesca a riportare al trono
l'imperatrice denota che in quella società c'era un
elevato grado di democrazia. Dunque, il processo irreversibile di
democratizzazione delle varie società civili è tra
i segni più chiari dell'approssimarsi della venuta
messianica. Il governo dell'imperatrice rappresenta l'ascesa al
potere di governanti giusti e timorati di Dio, dedicati
all'osservanza dei Sette Precetti dati da Dio ai
gentili.
38 Arrivò allo
stesso luogo. Solo quando c'è il confronto finale tra
i vari personaggi della storia, incluso i cattivi, può
arrivare la redenzione finale. Come vedremo, tale confronto
è indispensabile affinché' il Messia dimostri in
pieno tutta la sua compassione, e non si prenda una rivincita su
di un nemico ormai sconfitto.
39 Si abbracciarono e
baciarono. Tramite la riconciliazione tra il Messia e le
nazioni del mondo la redenzione finale può finalmente
arrivare. La visione messianica di Rabbi Nachman è di una
profondità e universalità incredibilmente vaste.
Nella Bibbia questo evento è prefigurato dall'abbraccio
tra Giacobbe ed Esaù.
40 Li segnava. La piena
redenzione abbisogna del ritrovamento della lettera
originariamente datagli dalla principessa. Essa rappresenta la
sapienza esoterica della Torà, ultimo e più
importante segno della idoneità da parte del Messia a
svolgere il proprio compito. Essa è nascosta nell'Albero
della Vita, la summa di tutta La Cabalà.. Il
numero tre connette tali alberi con le tre preghiere quotidiane.
Senza la componente della preghiera la conoscenza esoterica non
può arrivare. In questo insistere sulla preghiera troviamo
uno dei tratti più tipici e importanti del Chasidismo
Brezlov, la scuola iniziata da R. Nachman. Tutt'oggi i suoi
discepoli sono i migliori esempi di come vada intesa e vissuta la
preghiera nell'Ebraismo. Una delle fiabe più belle di R.
Nachman si chiama "il Maestro della Preghiera".
41 Trovò subito la
lettera. La conoscenza dei segreti della Torà è
così sublime ed elevata che solo la
Shekhinà in persona può ritrovarla e
ridarla al Messia, che già la possedeva ma che l'aveva
quasi dimenticata tra i piaceri e le delizie superiori del
Giardino dell'Eden.
42 A che cosa mi serve
questa lettera? Non è facile percepire lo scopo
pratico e diretto delle conoscenze esoteriche della
Cabalà., finché l'esilio della
Shekhinà continua.
43 Il mondo intero.
Anche Rabbi Nachman paragona la prossima redenzione finale ad una
festa nuziale. Con la venuta del Messia sarà finalmente
possibile la piena riconciliazione tra l'uomo e la donna, e la
felicità regnerà sovrana a tutti i
livelli.
44 Il vecchio
imperatore. Pur se rettificata, quella parte dell'anima dei
popoli che è riconducibile all'imperatore non avrà
più una vera grandezza e un ruolo di primo piano nel
futuro mondo messianico. Non così la parte che corrisponde
all'imperatrice, e quindi dei giusti tra le nazioni del mondo.
Invece, la grandezza del mercante, e quindi il ruolo unico che il
popolo ebraico ha avuto nella storia della salvezza, verrà
universalmente riconosciuto e accettato.
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