L'UNIONE
MASCHILE - FEMMINILE
LA VIA DEL SINGOLO
Finora si è messo in evidenza l’importanza dell’agire in
coppia lungo la via dello sviluppo spirituale. Abbiamo sottolineato
come il vivere a tempo pieno una relazione uomo-donna sia
l’occasione migliore per arrivare a gustare l’unione presente in
Dio. Dovrebbe sorgere spontanea la domanda: ma allora che ne è di
coloro, e sono molti, che per vari motivi sono ancora soli lungo
questa via? Fino a che punto si trovano svantaggiati? Vedremo qui di
seguito che anche l’essere soli, se fronteggiato con chiarezza e
sapienza, non è poi così limitante come sembra, ma che ciò offre
i suoi vantaggi. Una frase della Mishnà afferma:
«Due che sono quattro
all’interno e due che sono quattro all’esterno»
Letta in
chiave cabalistica, questa frase significa che il rapporto tra uomo
e donna ha due aspetti: uno interno e uno esterno. In ciascuno di
noi esiste una dinamica maschile-femminile che è già presente in
forma privata e interiore, al livello psicologico e animico. Senza
aver risvegliato e potenziato la nostra controparte interiore
(maschile per la donna e femminile per l’uomo) è impensabile
poter raggiungere una vera unione esterna. Vi sono spesso coppie che
si separano pur se tra di loro c’è una grande affinità, sia
emotiva che spirituale. Ciò è dovuto al fatto che uno o entrambi i
partner non hanno ancora trovato l’armonia interiore e la
disponibilità reciproca necessaria a riconoscere tale compatibilità.
Chi è solo, e non sa per quanto ancora sia destinato a
rimanere tale, può praticare “la via del singolo”. Come
principio generale occorre tenera presente che se ci si trova ancora
soli i motivi sono due (o una combinazione di essi): o è l’uomo
in questione o è la sua compagna potenziale a non essersi ancora
sufficientemente avvicinati a quella controparte interiore che è la
propria “anima gemella” segreta. Occorre fare il punto su se
stessi, per scoprire i propri contenuti inconsci, le proprie valenze
individuali, e per stabilire un rapporto positivo tra le componenti
maschili e femminili della personalità. Occorre allo stesso tempo
diventare consapevoli del fatto che un’analoga polarità è
presente in Dio, prendendo coscienza di entrambi i Suoi aspetti:
l’immanenza e la trascendenza. Più ci si espande nella percezione
di tale polarità divina più ci si deve espandere anche in quella
dell’unità assoluta di questi fattori. Ecco il senso segreto del
“Due che sono quattro all’interno”.
Il singolo, che non intende rimanere tale, deve continuare a
“camminare”, cioè a muoversi, ad evolversi, a vivere come se
l’incontro desiderato sia sempre più vicino. A volte, la causa
del mancato incontro è da accollarsi alla ancora sconosciuta
compagna, intrappolata in qualche situazione molto lontana dal
risveglio. Bisogna essere in due a cercarsi e a volersi. Ma non si
può mai essere sicuri che la colpa sia dell’altro. È
meglio invece supporre umilmente che se l’incontro ancora
non avviene è perché siamo noi stessi a trovarci indietro.
Va tenuto inoltre presente che, almeno allo stadio attuale, non c’è
una sola “anima gemella” per ciascuno di noi, ma c’è una
gamma di possibilità più o meno estesa. È dunque possibile
trovare ciò che La Cabalà. chiama “zivug
sheni”, o “seconda
compagna”. Chi essa sia dipende unicamente dal grado di
evoluzione coscienziale della persona che cerca, ed ecco quindi che
vale sempre la pena di raffinarsi e di crescere, nell’attesa e
nella preparazione all’incontro desiderato.
Se vissuta propriamente, la Via del Singolo possiede una
bellezza e una potenza del tutto uniche. Per descriverle faremo
riferimento ad un’immagine presa dallo Zodiaco: il segno della
Vergine, e la sua collocazione nel ciclo dei dodici segni zodiacali.
Esotericamente parlando, questo segno rappresenta il segreto della
capacità di “concepire da soli”, o meglio, tramite un rapporto
diretto col Divino, un rapporto di tipo verticale, senza
l’intervento di un veicolo esterno. Si faccia attenzione a non
interpretare quanto detto in senso materiale e fisico, come nella
mitologia pagana e cristiana. Secondo La Cabalà. tale facoltà va
unicamente intesa in un senso spirituale.
Il segreto del segno della Vergine è il seguente: una
persona che non abbia ancora trovato il partner adatto può
nondimeno concepire e dar luce al proprio sé spirituale, grazie ad
una relazione diretta col Divino. Suo tramite egli può
esperimentare il risveglio e l’illuminazione, la gioia e la
completezza del sentirsi in armonia con gli altri e il Creatore, la
completezza dell’esprimere i propri talenti migliori.
Per comprendere meglio questi elementi faremo nuovamente
riferimento alla simbologia zodiacale. Come già visto in
precedenza, la sapienza esoterica cabalistica può fare vasto uso
dei simboli astrologici, poiché essi sono parte integrante
dell’alfabeto universale che Dio ha utilizzato per creare i mondo.
Liberandoli completamente dell’aspetto decaduto, idolatra e
fatalistico, La Cabalà. recupera i modelli e le immagini
dell’Astrologia, e li utilizza per descrivere meglio i processi
evolutivi dell’anima.
Nel cerchio zodiacale la Vergine precede la Bilancia, che
rappresenta l’arrivare a Dio tramite la relazione uomo-donna. La
Bilancia è il primo segno che si trova “faccia a faccia” (180
gradi) con un altro segno, l’Ariete, l’inizio del cerchio. In
base a quanto detto prima sulla priorità di un tale rapporto
rispetto ad ogni altro tipo di rapporto, sembrerebbe che la Bilancia
rappresenti il massimo grado raggiungibile. In realtà non è così.
La Cabalà. afferma che, in un certo senso, la visione e la
conoscenza di Dio raggiungibili nella fase simboleggiata dal segno
della Vergine sono ancora più pregiate di quelle ottenibili nella
Bilancia.
La Bilancia simboleggia
la “visione diretta”,
l’osservare ciò che sta esattamente di fronte. La Vergine
è la “visione in
diagonale”, cioè il rendersi conto di una determinata realtà
prima ancora che questa entri nel fuoco dell’attenzione visiva. In
Cabalà si dice che la “visione diretta” rivela l’Essere,
mentre quella “in diagonale” rivela il Nulla (Ain). Secondo il pensiero cabalistico il Nulla divino (da non confondersi col nulla della filosofia
esistenzialista) è superiore all’Essere Rivelato. Ciò che “non
conosciamo” di Dio è sempre maggiore, più importante e attraente
di ciò che “conosciamo”.
Il rapporto di coppia (l’Essere rivelato) ha i suoi
svantaggi. Il forte coinvolgimento reciproco e le preoccupazioni
pratiche rischiano di distrarre i compagni dal loro compito
spirituale. Il singolo, se rimane devoto al suo cammino, può
trasformare la sua sensazione di mancanza e di vuoto in puro
desiderio di Dio, che non mancherà di farSi conoscere. Come dice la
Scrittura (Proverbi 8.17):
“Amerò colui che mi ama, e colui che mi cerca mi troverà”.
Il segno della
Vergine rappresenta l’anticipazione di una felicità che, almeno
teoricamente, dovrebbe giungere solo col prossimo segno, la
Bilancia, in cui in rapporto si fa reale. Secondo il Libro della
Formazione (Sefer Yetzirà),
la lettera che forma il segno della Vergine è la Yud. Nel Nome di
Dio essa è la lettera della Sapienza, la prima lettera. La vera
sapienza è la capacità di gustare in anticipo la gioia che ci
aspetta nel futuro, è di vedere nel seme (la Yud è un semplice
punto) il frutto maturo (la Yud vale 10, il numero della
completezza).
Il segno della Vergine si trova a 150
gradi dall’inizio dello Zodiaco. 150
è il numero della Shekhinà,
la parte femminile di Dio, che è discesa nella creazione per
nutrirla e preservarla dalla distruzione. La Shekhinà
è quella parte di Dio che, paradossalmente, può fare
l’esperienza del dolore, della separazione e della solitudine. Chi
sa affrontare tali prove con successo riceve in premio di poter
gustare in anticipo la gioia dell’unione perfetta, mentre lo Sposo
è ancora lontano. La parte
in ciascuno di noi che è capace di vivere il segreto suddetto è la
parte femminile. Solo lo sviluppo e l’integrazione di tale
lato della coscienza possono garantirci il successo nella Via del
Singolo.
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