RIFLESSIONI SULLA DIVERSITA' TRA LE RAZZE UMANE

Da qualche decennio, almeno nei paesi occidentali, diffidenza e odio verso persone e genti diverse vengono sostituite da un buon grado di accettazione, tolleranza e simpatia. Gli umanesimi sognano una società unita, multirazziale, e in molte parti del mondo ciò sembra già per strada. Ma dalla visione o dalla speranza ideologica alla realtà praticam il divario è molto grande. Il fallimento dell’integrazione degli emigrati nella società francese è solo l’ultimo esempio di una serie di gravi problematiche che si manifestano quando si vuole mettere un po’ di tutto in un unico calderone. L’errore alla base non sta nel desiderio di costruire un’umanità più unita, che è un progetto ed una esigenza più che legittima. Questa visone, tra l’altro, è stata da prima ricevuta dai profeti dell’antica Israele. L’errore sta piuttosto nella poca comprensione delle vere differenze tra le varie etnie e culture. Una unificazione profonda e durevole deve tenere conto delle identità dei singoli popoli, delle loro radici e tracce culturali, degli archetipi collettivi. A conti fatti, potrebbe emergere che non si è ancora pronti per tale unificazione, o integrazione, o assimilazione.

In queste brevi righe vogliamo offrire delle riflessioni basate sulla lettura cabalistica del Genesi. Secondo la visione tradizionale della Torà, tutti i popoli del mondo derivano da settanta nazioni, tutte discendenti dai tre figli di Noè: Shem Cham e Yafet.

Da Shem derivano i popoli semiti, cioè gli ebrei e le popolazioni della penisola araba, estesesi in seguito su una vasta area del medio oriente e del bacino mediterraneo.

Da Cham provengono le popolazioni di colore dell’Africa

Da Yafet i popoli indo-europei.

In realtà esiste una quarta razza-radice, preesistente a Noè e allo stesso Adamo. Sono le generazioni dei “Re di Edom”, della Terra Rossa. I popoli antichi, cinesi, indiano-americani, tutte le popolazione a caratteristiche mongole, i membri di società e culture ormai scomparse, appartengono a questa quarta (prima in ordine di tempo) categoria.

Certamente, la distinzione fatta non reggerebbe il vaglio delle opinioni etnologiche ed antropologiche, specie quelle moderne, che svolgono ricerche basate sui DNA. Non abbiamo nessuna intenzione di entrare in concorrenza con tali ipotesi scientifiche. La Torà parla di una dimensione che è innanzitutto spirituale. Spesso, ma non sempre, tale piano ha poi delle corrispondenze o implicazioni sul piano naturale, sensibile.

Ricordiamo tuttavia che la scienza manca di uno strumento basilare, che è la conoscenza delle due creazioni, e la differenza tra il Mondo del Caos e il Mondo della Rettificazione. I tre figli di Noè sono le radici dei settanta popoli che si spargono nel mondo della Rettificazione, anche se mescolandosi con le genti preesistenti.

Cerchiamo di vedere le tipologie spirituali e psicologiche delle suddette etnie (o gruppi di etnie). In ultima analisi, anche se lo diciamo solo ora, affermiamo che tutte queste quattro componenti sono presenti in ciascuno di noi, ripetiamo, in ciascuno di noi. A seconda dei casi, avremo l’una o l’altra costituente in enfasi, o una combinazione di esse, a seconda dei fattori che ci influenzano, o come risultato delle scelte individuali. Inoltre, nel corso della vita queste identità possono mutare.

La razza-radice, la più antica, quella rosso-giallo-verde, proviene dal mondo del Tohu, il mondo che veniva ciclicamente distrutto. Nella nostra complessità animica, qui risiede la componente guerriera. Insieme a ciò, c’è la parte del dubbio, della paura inconscia, di quei presentimenti di un qualcosa di grave, di apocalittico, che potrebbe succedere. Questa è la parte che sogna la grandezza e il dominio assoluto.

Shem (termine che significa “nome”) è la componente dell’essenzialità. Al di là delle forme, essa cerca il significato nascosto. È la parte etica, la convinzione che norme e regole siano importanti, sia per l’individuo che per la collettività, e che vadano rispettate. Qui c’è la componente monoteistica, come pure quella che crede nell’unità di fondo del creato. Questa parte è la sede della visione profetica del futuro, una convinzione di un ruolo che va ben oltre i limiti individuali.
Al negativo, Shem non sa rendersi simpatico, tende all’integralismo, non cura la propria immagine. Si inebria di una sua vera o presunta superiorità etica, e giudica gli altri come peccatori, infedeli, impuri, indegni di ricevere amore e beatitudine.

Cham (termine che significa “caldo”) è la reattività ad istinto, emozione, sentimento. È il senso del ritmo, il calore degli affetti ma anche delle rabbie. Cham è la tendenza che ci porta a ritrovarci schiavi delle nostre pulsioni inferiori. Come conseguenza di ciò, veniamo controllati dagli altri, siamo costretti a servirli, o per scelta o per obbligo. Cham possiede una generosità di fondo, ma non sostenuta da altrettanta ricchezza. Quindi la reale capacità di dare è oltremodo limitata.
Il politeismo gli è naturale, spontaneo. Riconosce le energie dei luoghi, degli animali, le teme e le venera. Si adatta ad esse, ma avrà sempre nostalgia del suo posto di origine. Tende a rimanere fuori dalla storia, si aggiorna poco.


Yafet (termine che significa “bello”) è il senso estetico. Yafet valuta le cose in base allo loro apparenza. Anche nei linguaggi iapeti l’enfasi si sposta su retorica, apologetica, sull’eleganza grammaticale, perfino a discapito della praticità e della veridicità della lingua. Qui c’è la filosofia, intesa come piacere del pensare, ma fine a se stesso. Yafet sa curare molto la forma, ma poco la sostanza. Preso dall’infinità degli aspetti delle creature, Yafet tende al panteismo. Egli sa bene costruirsi un’immagine, è il maestro dell’utilizzo dei media. Può convincere e manipolare l’opinione degli altri con grande facilità. Pur se socievole, egli rimane un grande individualista. Lo sviluppo più sorprendente di Yafet è nel settore delle scienze e tecnologie.

Dopo questa breve esposizione, sarà ovvio come una vera pienezza umana (in ebraico completezza = pace) necessita di tutte queste varie componenti. Ma è solo nel rispetto reciproco, e nell’oggettiva comprensione del grado evolutivo al quale ogni popolo si effettivamente arrivato, che è possibile programmare ed effettuare una vera e propria riconciliazione ed unificazione. Francamente, le moderne società occidentali, coi loro governi a parole democratici, ma di fatto ideologici, stanno sopravalutando le loro capacità. Nell’antica alchimia, che prevedeva l’ottenimento di una sostanza preziosa, tramite l’amalgamarsi di altre sostanze, molto meno preziose, chi compiva quel procedimento senza una giusta conoscenza, fede e illuminazione spirituale, veniva chiamato un “bruciatore di carbone”. Stando ai bollettini sull’inquinamento atmosferico, c’è da temere che sia il caso più diffuso.

Nadav Hadar Crivelli

(tratto dall'ultimo numero di "Oltre il Fiume", il 21°)