LE CINQUANTA PORTE DELL'INTELLIGENZA

Siamo lieti di pubblicare, in anteprima assoluta, le prime pagine di un vasto e complesso libro in corso di elaborazione: "Le cinquanta Porte dell'Intelligenza". I testi sono tratti dalle registrazione fatte ad un seminario di Nadav alla fine degli anni '80. Sono lezioni di Cabalà molto approfondita. Il linguaggio non è stato del tutto rivisto, e contiene espressioni ed un lessico tipico della lezione parlata, e non del testo scritto. Intendiamo, in varie occasioni, di pubblicare tutta la parte generale sulle 50 Porte, prima della parte che le esamina una per una in modo dettagliato.

 

Nei nostri corsi, parlando della differenza tra la Sapienza e l'Intelligenza, tra Chokhmà e Binà, solitamente poniamo l'accento prioritario sulla Sapienza, sulle funzioni dell'emisfero cerebrale destro. Ma sapete che la Cabalà è la maestra dei paradossi. In essa c'è sempre un modo di guardare le cose per cui diventa vera anche l'affermazione opposta, nel nostro caso, quella che Binà, l'Intelligenza, ha una priorità su Chokhmah, sulla Sapienza. È come se la sinistra avesse la priorità sulla destra, mentre in quasi tutto l'Ebraismo si afferma invece la priorità della destra, cioè dell'Amore. Non a caso noi ebrei scriviamo da destra e sinistra. Anche nell'ordine delle Sefirot, Chokhmà (destra) viene prima di Binà (sinistra). Chokhmà è decisamente uno stato superiore.

Però è sempre possibile guardare le cose da un altro punto di vista, e scoprire che è vero anche l'opposto. Ci sono sempre due tipi di realtà, una esterna ed una interna. Si dice che questa differenziazione vale anche per Dio stesso, per la stessa Divinità, che ha un aspetto interno ed uno esterno. L'ordine solito col quale si susseguono le Sefirot: Keter, Chokhmà, Binà, …, è, tutto sommato, l'aspetto esterno dell'Albero. L'altra opinione, cioè quella che sostiene che Binà abbia un valore superiore alla Sapienza, è un'affermazione che vale per il modo interiore di osservare la realtà, per il segreto dell'Albero della Vita.

In qualche modo, ciò ha a che fare con un principio, esposto dal Rashi a proposito della nascita di Giacobbe e di Esaù, secondo il quale chi viene concepito per primo nasce per ultimo. Ricordate il litigio tra Giacobbe ed Esaù, riguardo la primogenitura? In realtà, la causa della lotta era Esaù, non era la primogenitura, perché non è che Giacobbe la ricercasse particolarmente. Giacobbe era nato dopo Esaù. Rashi spiega che la vera primogenitura era di Giacobbe, perché la goccia di seme da cui era nato Giacobbe era entrata per prima nell'utero di Rebecca, poi era entrata quella di Esaù, dopo di che al momento della nascita era uscito primo Esaù e poi Giacobbe. All'origine Giacobbe era stato il primo. Forse questo sul piano fisico non trova un riscontro preciso, ma sul piano spirituale è proprio vero, succede così: ciò che Dio concepisce per primo lo realizza per ultimo. Prima della malattia, Dio prepara già la medicina. È il segreto della donna nel giardino dell'Eden, è il segreto del secondo mondo, quello della Rettificazione, che è venuto dopo di quello del Caos. Il mondo del Caos dovrebbe essere più prezioso di quello della Rettificazione perché è venuto prima, il primogenito di Dio, e invece è stato distrutto. Ciò che è più in alto scende poi più in basso, e così via.

Dal punto di vista dell'interiorità della Coscienza Divina, l'Intelligenza ha una priorità rispetto alla Sapienza, come vedremo. In ogni momento della storia dell'esistenza umana, i due grandi punti di vista che la Cabalà esprime sono sempre simultaneamente veri. Cioè in tutta la tradizione cabalistica, come anche nel Talmud: troverete sempre due grandi punti di vista, in genere, se non di più. C'è stato un periodo nella Gemarah, nel Talmud, in cui due grandi scuole, rispettivamente condotte da Rabbi Hillel e Rabbi Shammai, discutevano ogni singolo argomento di Halakhà, ed arrivavano sovente a due conclusioni diverse.

Ciò non va pensato come una debolezza, od un difetto insito nel processo di discussione rabbinica, ma al contrario, è una grande ricchezza. Infatti, la Verità è così complessa che una singola opinione non può esaurirla. Tuttavia, là dove si trattava di Halakhà, di decisioni pratiche, i rabbini non potevano accontentarsi di un principio di complementarietà spirituale, ma dovevano decidere se una cosa si facesse in un modo o nell'altro. Di solito veniva data ragione alla scuola di Rabbi Hillel, perché dava più enfasi alla via della Misericordia, mentre Shammai era più legato al Rigore (Ghevurà). Questo era un esempio per dirvi che in ogni branca dell'Ebraismo troverete sempre due grandi distinzioni, che poi sono tipiche della stessa Torà, che comincia con la lettera Beit, che vale Due.

Si tratta delle due forme della Torà, quella scritta e quella orale, delle due lingue usate dagli ebrei: l'ebraico e l'aramaico. Ci sono anche due modi di scrivere la Torà, lo sapete, la forma delle lettere che noi abbiamo studiato, a grandi linee è quella, ma ci sono due grandi scuole che le scrivono in modi leggermente diversi, quella Sefardita e quella Ashkenazita. Si dice che tali differenze esistessero già dai tempi di Mosè, due possibili modi di scrivere quelle lettere, entrambi validi ed entrambi santi. Ci sono sempre questi due modi di guardare la realtà. Per quel che riguarda la Sapienza e l'Intelligenza, pur se a livello teorico, entrambi i modi di guardare sono sempre validi. Ci si può domandare: vale di più la Sapienza, oppure: vale di più l'Intelligenza. A livello storico, ci sono dei periodi in cui una prevale sull'altra. È indubbio che, per gran parte del passato, la Sapienza, Chokhmà, ha prevalso sull'Intelligenza, perché vivevamo in una fase storica così detta - discesa-, cioè la creazione si stava ancora allontanando dal Creatore, stava ancora scendendo verso il fisico, verso il materiale, pur se il mondo fisico era già stato creato. Gli esseri umani, in un certo senso, dovevano scendere ancora di più. E infatti sono scesi. Il così detto materialismo, come movimento culturale, come stato della coscienza collettiva, non è un fenomeno antico, anche se i semi dell'attaccamento alla materia c'erano già da tanto.

È come se ci fosse stata una fase involutiva alla quale sta seguendo una fase evolutiva. Nella fase involutiva, cioè di discesa, la Sapienza precedeva l'Intelligenza, e lo prova il fatto come, in tante culture del passato, l'esperienza religiosa e mistica fosse centrale rispetto a quella della cultura o della scienza, o della conoscenza scientifica e tecnica. Anzi, tutte queste altre conoscenze umane dovevano fare i conti con la teologia. Era la teologia a decidere se tale o tal'altra idea scientifica fosse vera ed utile oppure no! Che ciò sia degenerato in forme di repressione lasciamo stare, è un altro discorso, qui si mostra il processo di fondo.

La Sapienza corrisponde alla qualità interna del Bitul dell'annullamento. Potete vedere ciò soprattutto in Oriente, dove si pone molto l'accento sull'annullamento degli attaccamenti egoici, del senso del sè egoico, per cui si da meno peso alle qualità individuali, si da meno peso agli attaccamenti della persona con il mondo fisico, al destino stesso del mondo fisico. Ricordatevi che uno dei significati del termine "Binà", è anche Binian = "costruzione"; il verbo -costruire- ha la stessa radice della parola ebraica -intelligenza = Binà. Binà è la facoltà che ti permette di costruire. Invece Chokhmà è, tra l'altro, "aspetta il qualcosa", quindi una tendenza un po' passiva. tutto sommato. La Sapienza viene sperimentata soprattutto in uno stato di sospensione dell'attività, e di superamento del bisogno dell'agire. Non così l'Intelligenza, che richiede un coinvolgersi anche nei bisogni fisici per venire stimolata. Ecco che in Oriente c'è decisamente un prevalere della "Sapienza", tra virgolette, sull'Intelligenza.

Anche nella letteratura ebraica si parla qua e là di un mitico gruppo di persone chiamate "figli dell'est"; compare anche nel libro di Giobbe, all'inizio. Si dice che Giobbe fosse il più grande di tutti i Figli dell'est, i Bnei Kedem, che erano i depositari di quell'insieme di Sapienze che pongono decisamente l'accento non sul "divenire" ma sull'"essere", cioè sul bisogno di distaccarsi da un eccesso di coinvolgimento nel mondo fisico, per vivere una vita più meditativa e contemplativa.

Da poche centinaia di anni stiamo invece assistendo ad un processo opposto, ad un capovolgimento degli ordini precedenti. Sta avvenendo un velocissimo ritorno all'indietro, che non deve necessariamente durare lo stesso periodo, molto lungo, che ha richiesto la discesa, perché il tempo è un'entità relativa. Siamo in una fase di movimento dal basso all'alto, che è quello proprio tipico del pilastro sinistro dell'Albero della Vita. Siamo adesso, a livello storico, in una fase polarmente opposta rispetto a quella del passato, una fase di ascesa. Tutte le nostre meditazioni e riflessioni sono sempre basate sull'Albero della Vita, sui tre pilastri che lo costituiscono. Il pilastro destro è discesa, il pilastro sinistro è ascesa, ed il pilastro centrale è il movimento che risulta dall'unione di questi due.

Quindi, nella fase attuale, l'umanità sta invertendo la marcia ed elaborando una serie di valori che dal basso vanno verso l'alto. In ciò la Sefirà chiamata Binà, Intelligenza, assume un ruolo guida rispetto alla Sefirà chiamata Chokhmà, Sapienza, ed è la fase della costruzione del mondo futuro. Non è più un cercare di meditare sul Divino, distaccandosi o rifiutando il mondo fisico, ma è il contrario, una fase in cui il Divino, come dice Giobbe, sarà "conosciuto dalla mia carne". Per questo il libro di Giobbe è così importante.

Il discorso generale che faremo in questo studio sarà di mostrare come l'Intelligenza sia la Sefirà fondamentale dell'epoca in cui viviamo, ed è quella che già in ogni caso è la più usata. E ciò a dispetto delle sue limitazioni, dell'essere a sinistra, di venire dopo la Sapienza, di essere molto più umana, di trovare espressione in campi del tutto secolari, cosa che la Sapienza non fa. Tutti vi potrebbero confermare che l'essere umano, per lo meno nel mondo che conta, quello occidentale, (ma anche in oriente, in quelle frange dove l'occidente ha preso piede) sta usando di più l'emisfero cerebrale sinistro di quello destro.

Rimane comunque vero ciò che abbiamo sostenuto per anni negli studi della nostra scuola, e cioè che occorre ritrovare, riscoprire e rinforzare l'emisfero cerebrale destro, la Sapienza. Ma, dato che comunque stiamo usando l'emisfero cerebrale sinistro, bisogna cercare di metterlo in ordine, e di usarlo nel modo giusto. Ecco cosa sono le Cinquanta PORTE DELL'INTELLIGENZA: cinquanta modi per scoprire le potenzialità, peraltro infinite, dell'Intelligenza. Così facendo, potremo convertire l'uso dell'Intelligenza da una funzione prettamente pratica, fisica, materiale, ad una che, come vedremo, supera anche quella stessa della Sapienza, nelle sue potenzialità spirituali.

Dovremo ripercorrere la struttura della Corona, della Sefirà Keter, che è triplice, dato che tutto l'Albero della Vita ha origine dalla Corona che è la radice. L'Albero della Vita è un albero la cui radice è in alto. Ogni fenomeno che succede nell'Albero della Vita, avviene già all'interno della radice, cioè di Keter, della Corona. Come ricorda lo Zohar, la grande novità dell'Albero della Vita è il fatto che esso si estende su tre pilastri, mentre invece gli alberi precedenti, il modo in cui le Sefirot erano disposte nel mondo del TOHU, non era triplice, non era l'immagine di un essere umano. La triplicità dell'Albero della Vita deriva dalla triplicità di Keter, le così dette Tre Corone o le Tre Estremità, che sono anch'esse disposte in ordine gerarchico.

Ve n'è una sopra, una all'interno ed una all'esterno. La più alta si chiama La Testa Inconoscibile, la testa che non può venire conosciuta e che non conosce sè stessa. Ciò significa che è uno stato totalmente sigillato, è pura Non-Conoscenza. Infatti, al di sopra di questa testa c'è il così detto l'AIN INFINITO, il Nulla Divino, l'Annullamento totale di ogni esistenza precedente. Questa estremità si chiama Risha de lo itiadà = La testa che non può venir conosciuta, ma si chiama anche Risha de lo yadà = la Testa che non conosce. Quindi due cose: - una, si esclude che ci siano entità di qualunque tipo capaci di percepire che cosa vi sia all'interno di tale stato di consapevolezza - due, supponendo l'impossibile, cioè che una consapevolezza arrivi lì, essa cesserebbe di conoscere, cioè non conoscerebbe sè stessa.

E' il paradosso dell'Anima del Messia che dimora in quel livello di Keter, che non sa quando potrà rivelarsi. Il Messia stesso non sa quando verrà, inutile andarlo a chiedere ai Rabbini od ai cabalisti, o peggio ancora Nostradamus. Non lo sa nessuno, è una di quelle cose che nessuno sa, che sono nella Testa Inconoscibile, cioè la stessa Testa non lo conosce.

Poi c'è un secondo livello che si chiama GULGALTA, cioè Cranio, oppure si chiama Risha de Ain, cioè Testa del Nulla, ma non il Nulla Superno, è un Nulla di un grado un po' inferiore. Questo livello corrisponde in Cabalà all'esperienza del Piacere, della Beatitudine, ed è lo stato beatifico che ha ispirato Dio nel creare il mondo. Da dove ha tratto Dio la forza, il desiderio, la volontà, la motivazione, lo scopo di creare il mondo? Dalla percezione di uno stato di beatitudine perfetta, che si chiama TAANUG, dalla radice ONEG, che descrive anche il piacere fisico dell'atto sessuale. Tutta la creazione è pregna di tale esperienza, tant'è vero che la prima parola della Torà, BERESHIT, se permutata in modo opportuno, compone le due parole Beit Osher, la Casa della Beatitudine. Osher è in qualche modo sinonimo di Taanug, e significa proprio Beato. Beatitudine, questa è la seconda Testa.

Esiste poi un terzo Capo di Keter. Si noti come vengono chiamate tutte e tre "Capi - Teste - Estremità", e non sono testa corpo e piedi, sono tutte e tre teste, tutte e tre prioritarie, anche se, come stiamo vedendo, c'è un ordine gerarchico tra di loro. L'ultima estremità si chiama RISHA DE ARIH, cioè la TESTA INFINITAMENTE LUNGA, ed è l'atteggiamento della Consapevolezza Divina quando si rivolge al creato per ispirarlo, per dirigerlo, per mantenerlo, per guidarlo, per nutrirlo, e così via. È la Testa del Volere di Dio, lì ha sede la volontà di Dio.

Secondo la Cabalà, da questi tre stati di Keter hanno origine i tre pilastri. Il pilastro centrale deriva dal livello più basso di Keter, quello chiamato la Testa Infinitamente Lunga, perché quel pilastro scende più in basso di tutti gli altri. È quello sul quale si appoggia la struttura stessa del cosmo, ed è il pilastro delle MITZVOT, dei Precetti che Dio da. Dio rende noto il suo volere per mezzo dei Precetti, anche se ad un livello superiore i Precetti sono dei canali lungo quali scende l'abbondanza. Paradossalmente, essa scende anche quando i precetti non sono seguiti fino in fondo. E' chiaro che là dove c'è un opporsi ai precetti di Dio c'è anche un chiudersi o un restringersi del canale corrispondente. Ciò causa un blocco dell'energia, che non ce la fa ad arrivare fino ai gradini più bassi, ma si ferma da qualche parte. Ma, siccome nei piani più alti, a partire dai livelli angelici, a salire su ai Parzufim, alle entità superiori, il volere di Dio viene sempre eseguito scrupolosamente, per la massima parte di tutto il tragitto dei canali che scendono dalla Testa Infinitamente Lunga, il tragitto viene compiuto regolarmente, e il flusso dell'abbondanza non manca mai.

(continua)