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Per
capire bene il termine che stiamo studiando è di grande
importanza vedere in quale contesto esso sia menzionato nella
Torà. La radice del nome Mashiach
è Mem-Shin-Cheit, che compare per la
prima volta in Genesi 31:13: "asher mashachta sham
matzevà" = "dove hai unto una pietra". Si trova
nel racconto del sogno fatto da Giacobbe prima del suo ritorno in
Israele, dopo aver lavorato vent'anni presso il suocero Lavan. In
diverse occasioni, abbiamo studiato come in tutto il Pentateuco
siano descritti dieci sogni, e come questi corrispondano
all'ordine delle dieci Sefirot. Questo è il terzo sogno,
corrispondente a Binà, l'ottava sefirà dal
basso. Otto è il numero del Messia, in quanto egli
rappresenta il superamento d'ogni ordine naturale (il sette).
Otto è il numero dell'Infinito. Inoltre Binà
è chiamata olam ha-bà, cioè "mondo a
venire", mentre le sette Sefirot inferiori rappresentano questo
mondo.
Mashach significa:
"ungere", e l'atto si riferisce all'unzione che
in passato veniva fatta su determinate persone o cose, onde
santificarle, onde iniziarle ad un compito particolare. Era il
caso del sacerdote, del re, del profeta, oppure di un pilastro, o
dell'altare. L'unzione veniva compiuta con un olio particolare,
chiamato "shemen ha-mishchà" (olio dell'unzione),
al quale venivano mescolate particolari sostanze aromatiche. Si
tratta di un atto che rappresenta la discesa di un livello
superiore dell'anima (neshamà, "anima", ha le
stesse lettere di shmone, "otto", che a sua volta ha la
stessa radice di shemen, "olio"). Tale componente superna
dell'anima, data la sua incommensurabile vastità, si pone
come "maqif" (avvolgente) intorno alla persona unta.
Una delle permutazioni di mashach
è samach, "essere felici", e il
suo valore numerico è 348, pari a sei volte
Chen (58), "grazia" o "simmetria". Il termine
chen è di fondamentale importanza nelLa
Cabalà., ed è legato al rivelarsi del Regno di Dio
in terra.
Si noti come nel versetto: "dove hai unto
una pietra", prima il termine MASHACH sia seguito da
Shin-Mem, sham o "là". Tale radice, con una diversa
vocalizzazione, può significare "nome": shem.
L'unzione costituisce dunque la ricezione del proprio vero nome,
quello segreto, col quale Dio ci ha chiamati dopo averci creati.
Inoltre il Nome si riferisce ai Nomi di Dio, e la redenzione
messianica dipende strettamente dalla rivelazione dei poteri e
qualità spirituali contenuti nei Nomi di Dio e in altri
termini della lingua ebraica. Negli ultimi 250 anni il più
famoso tra i Maestri, quello più dotato di qualità
messianiche, è stato Israel Ba'al Shem Tov,
l'iniziatore del movimento chasidico, il cui nome significa:
"il maestro del nome buono".
Le lettere Shin-Mem compaiono anche in
Mashiach, che può venire letto come

SHEM CHAI, "nome vivo".
Parte integrante del ruolo messianico consiste
dunque nel rivelare la vitalità contenuta nei
Nomi santi, e del come essi siano potenti strumenti di
preghiera e di meditazione. Nei segreti delle loro lettere sono
presenti le informazioni circa le qualità Divine da loro
espresse. I Nomi di Dio contengono infine le istruzioni sul come
realizzare analoghe qualità nella propria vita, seguendo
l'esortazione del verso "Sii santo così come Io sono
Santo".
Diamo un esempio di come sia possibile derivare
informazioni importanti dallo studio cabalistico di un nome
ebraico, analizzando la stessa parola MASHIACH. La si
può comprendere come:
MEM SIACH, 
cioè come: "La Mem
conversa". Per capire cosa ciò significhi occorre
confrontarla con un'altra parola che ha lo stesso valore numerico
di Mashiach (358): Nachash, "serpente".
Nachash è NUN CHASH = "la Nun
è silenziosa"

Ci troviamo di fronte a due parole le quali, pur
avendo lo stesso valore numerico, possiedono dei significati
opposti. "Messia" è sinonimo di redenzione, mentre
"serpente" riporta subito all'idea del peccato e della perdita
dello stato paradisiaco. Il termine Messia convoglia
l'idea del parlare, dell'espressione creativa e intelligente,
della comunicazione; il serpente quella del silenzio,
dell'incapacità di comunicare.
In particolare, il concetto di
"sichà" si riferisce in modo specifico alla
lode e alla preghiera. Secondo Rabbi Nachman l'arma di guerra del
Messia è la preghiera. In Cabalà la figura del
Mashiach è legata a Malkhut, la bocca.
Malkhut inoltre corrisponde al Re Davide, autore dei Salmi, che
sono preghiere e inni di lode.
I concetti precedentemente esposti vengono chiariti
da un brano del Talmud (Sanhedrin 94 a):
"... Il Santo, benedetto Egli sia, intendeva
fare del Re Chiskiahu il Messia. Venne davanti al Lui la
qualità del giudizio (Din) e disse: "Il Re Davide, che
cantò per Te numerose lodi e inni, e tuttavia non venne
scelto per diventare il Messia, e Chiskiahu, per il quale hai
compiuto tutti quei miracoli, non ha nemmeno detto un canto di
ringraziamento? E Tu vuoi che diventi il Messia?"". (Vedere
la storia del re Ezechia, II Re 18-19. I miracoli ai quali si
riferisce il Talmud consistevano nel fatto che un intero esercito
nemico venne distrutto da Dio nel corso di una sola notte.)
Tutto ciò sottolinea l'importanza
fondamentale del parlare, dell'usare la parola per esprimere i
propri sentimenti spirituali e religiosi. Occorre, inoltre,
riconoscere pubblicamente i miracoli, sia quelli piccoli, che
avvengono quotidianamente nella nostra vita, sia quelli grandi,
eccezionali quanto rari.
Secondo il Libro della Formazione la Mem
è la lettera che governa il ventre, e le funzioni
inferiori della personalità (istinti, passioni, forza
fisica, magnetismo psichico, ecc.). "Far parlare la Mem"
significa rivelare le potenzialità di luce e di
santità presenti anche nei piani inferiori della
creazione. Questo è quanto La Cabalà. denomina
birur o "selezione", il processo grazie al quale eleviamo
le scintille di santità cadute in basso. Oltre che dei
sublimi livelli di santità e di perfezione spirituale dei
grandi maestri, il processo di redenzione messianica ha bisogno
della spinta proveniente dai piani inferiori, dalla gente
normale. Mashiach = 358 = Nachash significa
che nel processo di redenzione occorre integrare la forza e
l'intelligenza, il carisma e il fascino del serpente, o
altrimenti l'immagine pubblica che il bene dà di sé
rischia di rimanere scialba e asettica, troppo poco interessante
per le generazioni moderne, così profondamente invischiate
nel materialismo e nell'edonismo.
L'unica differenza tra le lettere di
Mashiach e di Nachash è che la Nun di
quest'ultimo diventa Mem-Yud. Nun, una semplice linea verticale,
rappresenta una discesa vertiginosa, che può diventare
caduta inarrestabile. Di per sé Nun, 50, è la
lettera di Binà, l'Intelligenza. Occorre superare
Binà, arrivare a Chokhmà, la
Sapienza, sovente rappresentata dalla Mem. In Cabalà,
oltre ad essere la lettera del ventre, Mem è la lettera
della Sapienza, l'inizio del pilastro destro, quello dell'acqua
(Maim). Nel nome Mashiach ciò è
chiaro in virtù della Yud, da sempre la lettera di
Chokhmà. Occorre dunque rendere evidente l'origine
superiore delle facoltà intellettuali, occorre porre nuova
enfasi sulla sapienza.
Ricordiamo brevemente la differenza tra
Chokhmà e Binà. Chokhmà
(Sapienza) è un modo di pensare mistico-trascendente,
meditativo e intuitivo, non legato alla parola ma al simbolo,
capace di integrare aspetti diversi e contraddittori della
verità. Binà (Intelligenza) è invece
pensiero razionale, logico e discorsivo, è la critica
filosofica, l'esclusione del paradosso, la tendenza a dare la
priorità all'aspetto pratico e materiale della vita.
La differenza tra Binà e
Chokhmà è tipificata da due espressioni
parallele, la prima molto frequente nel Talmud: "Ta Shma"
= "Vieni e ascolta". La seconda è tipica dello Zohar:
"Ta chazeh" = "Vieni e vedi". La vista ha la
priorità sull'ascolto per quanto riguarda
l'intensità dell'esperienza. L'ascolto può dare una
descrizione soddisfacente dal punto di vista logico e razionale,
ma il vedere direttamente qualcosa dà un senso di
partecipazione del tutto unico, che, oltre a possedere la
pienezza della conoscenza, è capace di influenzare
più profondamente anche l'emozione. Ora, il Talmud
è soprattutto la base del pensiero logico-razionale e
pratico dell'Ebraismo, la sua parte rivelata. Invece lo Zohar
è la base di tutta la sapienza esoterica della
Cabalà., la parte nascosta dell'Ebraismo. In tutto
ciò troviamo confermata la priorità della
conoscenza esoterica su quella essoterica. Da sola, la conoscenza
essoterica, rivelata, è la Nun del serpente, e potrebbe
portare ad allontanarsi dalla fede e dalla retta via, se intesa
in modo filosofico e autosufficiente. Invece la Mem di
Mashiach è la sapienza superiore, l'acqua che ci
incolla a Dio in modo inscindibile, che scende a permeare tutto
il nostro essere.
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