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CHI E' AMALEK

Molte cose vengono scritte e dette in questi giorni sull’antisemitismo, sul fatto che ci sia davvero o no, o sul come si manifesti. Ma diamo un’occhiata all’aspetto biblico e cabalistico di questo concetto e nome.

Amalek è il primo nemico ad attaccare gli Israeliti, subito dopo che questi avevano attraversato il Mar Rosso. L’attacco non era stato preceduto da nessuna provocazione da parte dei figli d’Israele. Amalek è un nipote di Esaù, il fratello gemello di Giacobbe (Genesi 36,2).  Com’è noto, Esaù aveva dei sentimenti d’odio e di vendetta contro Giacobbe, che accusava di avergli sottratto il diritto di primogenitura e le benedizioni del padre. Per quanto importanti queste due cose potevano essere, in quei tempi lontani, non basterebbero da sole a spiegare una tale inimicizia. In realtà Esaù disprezzava Giacobbe poiché questi, col suo comportamento saggio, pacato ed illuminato, gli mostrava in continuazione un modello di vita positivo, quale anche Esaù avrebbe potuto avere, che invece aveva scelto la via della caccia, dell'avventura e della sopraffazione. Non è facile avere vicino a te qualcuno che, con la sua sola presenza, ti dimostra quanto tu sia lontano da Dio e dalla tua vera realizzazione.

Ad un certo punto Giacobbe è costretto a fuggire, per mettersi in salvo dalle minacce di morte che il gemello gli faceva. Sarebbe ritornato a casa, in Israele, solo dopo più di vent’anni, e quando ciò avvenne, la Torà ci dice che tra i due si stabilì un certo grado di convivenza pacifica e tollerante (Genesi 33).

Nonostante la loro apparente riconciliazione, narrano i midrashim che Esaù conservò sempre un odio mortale nei confronti del fratello, e diede l’ordine a suo nipote Amalek di perseguitarlo in eterno. Il padre di Amalek, figlio di Esaù, era Elifaz, nome che significa letteralmente: “il mio Dio è l’oro sopraffino”. Si potrebbe vedere in ciò un’allusione a quello che è l’atteggiamento più estremista del materialismo: l’attribuzione di vere e proprie proprietà divine al possesso dell’oro e del denaro in genere.

La madre di Amalek è Timna (Tav – Mem – Nun – Ain), una semplice concubina di Elifaz. La radice di questo nome significa “impedire”. Dunque Amalek è l’ostacolo, l’impedimento per eccellenza.

 Da un punto di vista più psicologico, potremmo vedere in Esaù, il nonno di Amalek, un personaggio molto complesso, con tratti regali e nobili, ed altri di un’assoluta malvagità e volgarità. Amalek rappresenta il concentrarsi degli aspetti negativi di Esaù in un’unica persona, destinata a diventare la radice “spirituale” di ogni nemico che ha perseguitato il popolo ebraico nei secoli e nei millenni. Ricordiamo ai lettori che, per quanto ciò venga di solito trascurato, al livello spirituale la dualità “bene – male” è ancora presente, e il male ancora molto potente.

Il luogo dove avviene il primo attacco di Amalek contro Israele è Refidim, un nome legato alla radice indicante “debolezza”  (rafà). I Refaim sono una delle cinque categorie di persone che compongono l’Erev Rav (Vedi articolo). La prima di quelle cinque categorie è comunque quella degli Amalekim, i discendenti di Amalek. La battaglia di Refidim è famosa. Durante tale battaglia, ogni volta che Mosè alzava le mani, Israele prevaleva, ed ogni volta che le abbassava, Israele perdeva. Ad un certo punto, Aronne e Chur, che erano con lui, lo aiutarono a tenere le mani sollevate, fino alla vittoria finale del popolo ebraico. Anche se combattuta con mezzi militari, l’esito decisivo della battaglia dipese dal suo essere accompagnata dalla preghiera (le mani di Mosè alzate verso il cielo), un insegnamento valido per ogni tempo ed epoca per il popolo ebraico.

Nella Torà (Deuteronomio 25 17-19) compare quello che è forse il brano più importante a riguardo di Amalek: 

“Ricorda di ciò che Amalek ti ha fatto per strada, quando siete usciti dall’Egitto. Come ti ha “raffreddato” per strada, e colpito le tue retroguardie, tutti coloro che erano deboli e stavano indietro. E tu eri stanco e affaticato, ed egli non temeva Dio. E sarà che, quando il Signore Dio ti avrà dato riposo da tutti i tuoi nemici, nella terra che il Signore Dio ti dà come un’eredità da possedere, cancellerai la memoria di Amalek da sotto il cielo, non dimenticare!”

 Il brano ha aspetti misteriosi, perfino contradditori.  Cosa significa “raffreddato”? Vengono date diverse spiegazioni simboliche. Amalek è la componente che causa il raffreddarsi del senso religioso, della devozione pia ed osservante. Amalek (Ain – Mem – Lamed – Quf) vale 240, come la parola “safek”, “dubbio”. Amalek è dunque il dubbio negativo, non certo quello della consapevolezza che mette in gioco se stessa, e cerca nuovi traguardi. È il dubbio che attacca la fede, alimentato dalla solita vecchia presunzione della mente umana di riuscire a spiegarsi tutto da sola. Le domande “e se Dio non esistesse?”, oppure: “e se Dio non potesse intervenire?” sono ancora più dannose di un’affermazione tipo “Dio non esiste!”, alla quale la mente reagisce con maggiore prontezza e decisione. Dubbio significa irrazionalità. Amalek è la pura irrazionalità dell’odio razzista, che si scatena in orge di sangue collettive. È la mente che inganna se stessa, convincendosi di essere padrone e razionale, mentre invece cade preda dei più gravi stereotipi della propaganda di parte. 

Il “raffreddarsi” ha anche una connotazione sessuale. È l’atto della masturbazione, o del versare il seme fuori dall’organo genitale femminile. Al di là di considerazioni etiche, secondo la Cabalà, tali pratiche portano ad un considerevole indebolimento del fuoco alchemico interiore, quello stesso fuoco (esh) presente in Ish, “uomo”, e Ishà, “donna”. Privati di questo fuoco, l’unione diventa scialba, piatta, perde la forza magnetica dell’attrazione reciproca. Il legame si indebolisce, e con esso la sua capacità di rettificare, di generare amore e positività.

Amalek attacca le retroguardie, le persone che rimangono indietro nella marcia, vecchi, malati, deboli, donne e bambini. In ciò è il precursore delle tecniche della guerriglia, oggi fin troppo evidenti nel terrorismo.

 Ma il paradosso viene all’ultimo verso:

“cancellerai la memoria di Amalek da sotto il cielo, non dimenticare!”

 Com’è possibile cancellare la memoria di un qualcosa che ci è proibito dimenticare?

Lasciamo ai lettori il compito di riflettere su questo paradosso, che ovviamente nasconde qualche grande segreto, non comunicabile diversamente. Saremo felici di ricevere messaggi su ciò, e di condividere le osservazioni.

Comunque sia, le sole forze di Israele, sia fisiche che spirituali, non basteranno mai a sconfiggere definitivamente Amalek. Per questo, alla fine del cap. 17 dell’Esodo, Dio stesso dice:

 “poiché cancellerò doppiamente la memoria di Amalek sotto il cielo”.

Si tratta di una vittoria da tempi messianici, quando lo stesso principio dal quale si alimenta il male verrà annullato. Secondo tale interpretazione, l’antisemitismo, come sottoprodotto dell’odio gratuito contro il popolo che Dio ha “scelto”, diventa un qualcosa del quale l’umanità non riuscirà a liberarsi del tutto fino al termine della storia presente. Purtroppo i fatti lo provano. Fin dai tempi del Talmud, per gli Ebrei il nome “Amalek” rappresenta la quintessenza dell’antisemitismo, l’odio più forte ed immotivato contro il popolo di Israele, contro i suoi valori, contro la sua religione e i simboli che la riassumono. Ovviamente, tale odio si manifesta anche nella volontà di allontanare il popolo ebraico dalle sue radici e legami con la terra di Israele.

 Mentre nei tempi biblici Amalek era un popolo, quindi possedeva una certa identità e discendenza fisica, da tempo esso è diventato un’entità spirituale decaduta, una mentalità, un atteggiamento, che si incarna di volta in volta in popoli e persone diverse, con diversi gradi di malvagità. Il distintivo essenziale di Amalek è il progetto di distruggere il popolo ebraico (e oggi lo stato d’Israele, che è, a tutti gli effetti, lo stato del popolo ebraico, pur se la maggioranza degli ebrei vive in altri paesi). Tale progetto a volte è nascosto da veli di ipocrisia (come in certi personaggi politici e culturali dell’occidente d’oggi); a volte è chiaro e rivelato, sbandierato ai quattro venti (come in certi stati islamici, l’Iran, o arabi, l’Iraq). Anche nel passato, l’operato di questa entità era a volte più evidente, come con la “soluzione finale” del nazismo, altre volte più nascosto, ma non per questo meno efficace (come con le persecuzioni e la laicizzazione forzata degli ebrei russi, operata dallo stalinismo). 

Ma qui vorremmo semplicemente mostrare un particolare di questo fenomeno, così vasto e preoccupante, mai sconfitto in quanto basato sui pregiudizi più irrazionali e retrivi. 

La parola amalek si può dividere in due: kol am

 

  che si traduce come: “voce (di) popolo”.

 In italiano, c’è l’espressione “a furore di popolo”, indicante una situazione nella quale l’irrazionalità della massa prende il sopravvento, e porta la gente ad agire secondo istinti bassi ed animali. La “voce di popolo” è l’opinione pubblica, quand’è abilmente manipolata dai gestori dell’informazione e dai loro mandanti. È una situazione nella quale le singole consapevolezze individuali vengono sommerse da un’ondata di pregiudizi acritici, dalla certezza di avere capito la situazione, dall’auto convinzione di trovarsi nel giusto, di sapere dove stiano la ragione e dove il torto. 

Fino a che l’umanità non compierà il salto di qualità messianico, così a lungo atteso, non ci saranno sostituti per la consapevolezza individuale. Se non vuole cadere preda di Amalek, ognuno di noi è tenuto a mantenere accesa la luce della sua consapevolezza individuale, della sua discriminazione, il senso critico, la volontà di non farsi sopraffare dalle opinioni o dai pregiudizi di parte. Amalek è il pericolo dell’opinione di massa, specie quant’è manipolata dai potenti. Ciò avviene fin troppo chiaramente nei paesi totalitari, ma è anche presente in occidente, dove ci si autoillude nella presunzione di un progresso che, se c’è stato, è limitato al campo economico e tecnologico, non certo dell’anima e del carattere umano. La “scienza dell’informazione” è un’arma potente, dal braccio lunghissimo. Nonostante un’apparente pluralità di pensiero, i centri di potere decisionale riescono ad influenzare profondamente l’opinione delle masse. Mentre ne sono apparentemente intimoriti, e sembrano dipendere dai sondaggi d’opinione, in realtà i potenti utilizzano ogni strumento per controllare in pieno “Amalek”, la voce del popolo.

 In varie occasioni abbiamo spiegato come, al governo spirituale di ogni nazione, ci sia un’entità angelica. Secondo La Cabalà., ci sono settanta nazioni principali, dalle quali si estendono un numero non definito di nazioni derivate. Queste entità angeliche non vanno certo confuse coi Settantadue Nomi di Dio, innanzitutto perché sono in numero diverso. Nel chiamarle “angeliche”, abbiamo fatto loro un complimento. In realtà si tratta di angeli decaduti, dotati di una pericolosità più o meno elevata. La prova di ciò è nel fatto che le nazioni sono in continua contesa tra di loro, che sfocia o in litigi o in vere e proprie guerre.

Non è questo il modo di governare degli Angeli veri e propri, che sono creature armoniche, prive di ego, in uno stato di totale obbedienza a Dio, e di disinteressata collaborazione tra di loro. Si pensi ad esempio agli angeli che governano le stelle, le galassie. Se fossero in lotta o in contesa… altro che “guerre stellari”. Così è per gli angeli che stanno dietro i fenomeni naturali, le piante, i minerali. Avete mai visto montagne che si picchiano per cercare di sovrastarsi l’un l’altra? In un campo di fiori, nonostante l’affollamento, ogni pianta cerca il suo spazio, piccolo o grande che sia, lasciando agli altri un analogo diritto. Avete mai visto un campo dove i fiori si divorano a vicenda, finchè quello più gigante rimane a dominare indisturbato la scena? 

Con questo non vogliamo dire che gli angeli buoni siano solo quelli legati alla natura. Ognuno di noi ha almeno tre angeli custodi, che vegliano sulla nostra incolumità giorno e notte. Il nostro metabolismo, la rete meravigliosa di fenomeni biologici che permette la vita, sul piano spirituale è l’interazione armonica, è la danza e il canto degli angeli dei quattro elementi (acqua, aria, fuoco e terra), che compiono insieme la volontà del Creatore. E tutti sanno come sia pericoloso e dannoso se una delle varie parti del corpo umano decidesse improvvisamente di valere più di tutte le altre.

 Anche gli angeli che governano le nazioni del mondo devono obbedire a Dio. E, come parte del Suo piano imperscrutabile, Egli li lascia liberi di azzuffarsi, per adesso. Pur se alcuni di questi angeli stringono alleanze reciproche, quasi sempre sono patti tra ladroni e briganti, che alla prima occasione cercheranno di liberarsi dagli scomodi concorrenti, per rimanere soli a godersi il bottino.

Sia chiaro, abbiamo parlato delle nazione del mondo, ma il popolo d’Israele è un’eccezione, in quanto non è sotto il governo di un angelo, bensì di Dio stesso. E questo è uno degli aspetti dell’elezione del popolo ebraico. Non si pensi però che ciò comporti solo dei privilegi, al contrario. Per Sua stessa natura, il Divino è molto più rispettoso della libertà di scelta degli esseri umani, di quanto non lo siano gli angeli, che sono programmati a compiere solo certe azioni e non altre. Ed ecco che, usando la loro libertà maggiore, gli Ebrei si spostano sovente oltre i confini del progetto Divino, perdendosi nei labirinti della complessità della vita, inseguendo chissà quali altri progetti. Così facendo, perdono la protezione celeste, e si trovano esposti al volere degli angeli governanti le varie nazioni che li ospitano, o delle nazioni vicine. Ed ecco che Amalek ricompare.

Si badi bene, non è un discorso razzista. Ogni individuo vivente viene dotato da Dio di tutto ciò che è necessario per guadagnarsi il mondo a venire: forza, amore, intelligenza, sapienza. Oltre alle settante nazioni, e ad Israele, la settantunesima, esiste una settantaduesima nazione, costituita dai “chasidei umot olam”, i giusti delle nazioni del mondo. Chi sono costoro? Secondo la definizione della halachà, sono coloro che seguono, o cercano di seguire, i Sette Precetti Universali del Patto Noachita (stiamo preparando un articolo a riguardo, che verrà presto pubblicato su questo sito).

Su di un piano un po’ più profondo. sono le persone che si staccano dal governo dell’angelo della loro nazione (e quindi dalla tirannia delle caratteristiche collettive), per cercare l’illuminazione della consapevolezza individuale. Costoro sfuggono alle generalizzazioni della “voce di popolo”, ai pregiudizi diffusi dai grandi calunniatori che scorazzano nel mondo dei media. In realtà, in ogni generazione si verificano le dinamiche di sempre, solo che le idee e i personaggi si travestono in modo diverso. La consapevolezza individuale scopre questi motivi sottostanti, quella collettiva della “voce di popolo” rimane ipnotizzata dai luoghi comuni. 

Volete una cartina di tornasole, un test sicuro, per sapere da che parte state? Volete sapere se state dalla parte dell’angelo della vostra nazione o da quella, pur scomoda, della ricerca di una illuminazione che vi porterà a far parte dei “giusti delle nazioni del mondo”? Ve lo dirà il vostro atteggiamento verso gli ebrei e verso Israele. Si, esatto, avete capito bene, verso Israele, lo stato ebraico. Amalek odia gli ebrei, e, se è abile, trasforma l’odio in semplice disapprovazione, in critica, politica, culturale o religiosa. L’odio si traveste da pacifismo, da difesa dei diritti umani, da neutralità. Non solo non vede l’informazione parziale che l’alimenta, ma la nutre e la giustifica. Diventa un circuito chiuso.

Con questo non vogliamo dire che gli ebrei abbiano sempre ragione, o che la politica di Israele sia quella corretta. Fino a che il popolo ebraico non sceglierà di venire governato dai propri saggi e maestri (non certo da confondersi con gli attuali partiti politici religiosi, interessati più ai finanziamenti che al benessere collettivo), attirerà l’odio di Amalek, gli darà un motivo di esistere. Ma chi di voi, fermi restando i difetti di Israele, sceglie liberamente e consapevolmente di fare la parte di Amalek, di prenderne le posizioni?

Il “non dimenticare” del verso biblico citato è il conoscere la storia, che non è certo iniziata nel ’67! È il riconoscere nella storia i modelli ricorrenti, gli errori nei quali cade ogni generazione. È il non illudersi di essere meglio delle precedenti, in modo automatico e scontato, solo perché così narra la voce di popolo. Se si vuole essere migliori delle generazioni precedenti bisogna dimostrarlo. Per unirsi ai “Chasidei umot olam” occorre amore. Chasidei viene da Chesed, “amore”. “Non dimenticare Amalek” significa ricordarsi della storia, saperla interpretare, svelare i suoi inganni. In passato gli ebrei venivano spesso e volentieri accusati di essere degli omicidi. Nientemeno erano perfino riusciti ad uccidere lo stesso figlio di Dio. Non un atto da poco, anche se, in ultima analisi, ogni ateo o miscredente si allinea, in modo individuale e soggettivo, si badi bene, con tale tipo di omicidio. Con ciò non vogliamo dire nulla di male contro gli atei, nelle cui file ci sono molti inconsci aspiranti alla via della luce e della conoscenza rettificata.

 Non avete mai sentito delle accuse di omicidio rituale contro gli ebrei, che si sono ripetute nel tempo? E oggi, chi stanno uccidendo gli ebrei? E i loro colleghi israeliani? Purtroppo il mondo è pieno di assassini. Ci sono però delle differenze: alcuni sono più simpatici, altri meno. Alcuni, pochi, arrivano perfino a meritare dei premi nobel. Forse qualcuno dei lettori si è dimenticato che il fondo originario di questa associazione viene dalla scoperta della dinamite, materiale preferito dagli attentatori. La vostra simpatia-antipatia-indifferenza vi dirà dove state, o dove vorreste stare. Amalek non ha dubbi, i peggiori tra tutti gli assassini  sono gli ebrei, i più spietati, i più sanguinari. Usano il sangue per farci le matzot di Pessach. Chi ha mai preso sul serio un’accusa del genere? Forse i nazisti, forse certi giornalisti. Amalek non è disturbato dagli omicidi e dalle guerre del mondo, dai litigi delle nazioni e dei loro angeli. Roba di normale amministrazione, vinca il migliore! Anzi, ad Amalek in quei casi piace sentirsi al colosseo, allo stadio, o alla corrida. Si divide in due gruppi di tifosi, che tengono l’uno o l’altro campo. Oppure fa della filosofia su chi uccide meglio. Ma se sono gli ebrei ad uccidere, fosse solo per autodifesa…. Per Amalek ciò è inaccettabile e insopportabile!!! Si meritano di venire sterminati, o perlomeno odiati con tutto il cuore. È la prova che aspettava così tanto, Amalek non ammetterà mai che è per legittima difesa. D’altra parte è lui che controlla la voce del popolo, gli umori del mondo, è lui che decide cosa sia morale o no, umanitario o meno, chi sia pacifista o guerrafondaio.

 Amalek è sottile, raffinato. Così la “voce del popolo” diventa ideologia. Tutto è un “ismo”, sia chiaro, anche le religioni possono diventare tali. Qui Amalek si universalizza. Ecco perché viene chiamato “primo tra i popoli” (Numeri 24,20). Ma come? Forse la Bibbia esagera? E pensare che per gli storici non è mai esistito un popolo di questo nome. O al massimo era una tribù beduina del Neghev.

E i “giusti delle nazioni del mondo”, preferiscono degli assassini ad altri? Certamente no. Ma non sono dei giudici. Il loro compito non è giudicare ma amare. Ma per amare ci vuole la consapevolezza. Chi ama è l’anima individuale, liberata dalla voce di popolo. L’amore non viene dal collettivo, quello è al massimo assistenza sociale, pensioni o mutua che sia. E il primo oggetto di ogni amore è Dio. Così ci comanda la Bibbia:

“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza”.

Se ami qualcuno accetti le sue scelte, le sue preferenze, anche se vanno contro le maldicenze della gente che incontri al mercato. Amalek sa bene chi Dio ha scelto, ma non è d’accordo, ha un dubbio, ha un’altra opinione, e può dimostrare che è vera facendo un breve sondaggio televisivo, o chiedendo al vertice dei quindici.

E si badi bene, chi conosce ed ama la Bibbia, sa che Dio non ha scelto solo gli ebrei, ma anche la settantaduesima nazione, i giusti delle nazioni del mondo. Coraggio, Dio ha scelto ognuno di noi, possiamo entrarci tutti in questa categoria!

Nessuno scelga Amalek, se non per cancellarlo! Di lui ha detto Bil’aam, uno dei suoi capi e profeti più illustri:

 «Amalek è la prima delle nazioni,
ma il suo avvenire sarà eterna rovina».

(Numeri 24, 20)