Qui
di seguito, pubblichiamo l'introduzione del capitolo:
"I
Segreti dell'Alef Beit"
tratta
dalle dispense:
"Introduzione
alLa Cabalà., prima parte"
Ogni
lettera dell’Alef-Beit ebraico è un vettore d’energia e di luce
divina, che agisce sulla consapevolezza umana in modo triplice:
tramite la sua
forma,
nome, valore numerico
In altri termini, ogni lettera ebraica è un
canale tramite il quale vengono riversati nel mondo correnti di
purissima energia, che si differenziano a seconda dell'aspetto
grafico, del suono, del significato del nome, e del valore numerico
della lettera in questione. Unico tra tutti gli alfabeti del mondo,
quello ebraico riunisce in sé una serie di insegnamenti profondi e
ineguagliabili, racchiusi nella triade: suono, forma, numero.
Ogni lettera possiede infatti un nome, che ha diversi significati
compiuti nella lingua ebraica. Ad esempio, Alef significa
"insegnare", Beit significa "casa",
Ghimel significa "donare", ecc. Questi nomi
convogliano direttive e insegnamenti di vario tipo. Inoltre, lo
stesso suono della lettera ha un grande potere "mantrico",
se cantato o intonato durante particolari esercizi di meditazione.
Ciò significa che il suono ha la proprietà di far vibrare, tramite
il fenomeno della risonanza, particolari organi fisici e spirituali,
migliorando il loro funzionamento, aprendoli alla ricezione dei
flussi energetici provenienti dalla Consapevolezza cosmica. Tra tali
organi citiamo per esempio la ghiandola pineale, che svolge un ruolo
importantissimo nella vita spirituale. NelLa Cabalà. meditativa si
afferma che il canto di alcune lettere dell'Alef-Beit (come la Yud),
se fatto con particolari intonazioni, ha la capacità di
"massaggiare" tale ghiandola dall'interno, stimolando il
suo corretto funzionamento, che nel caso specifico è quello di
recettore della luce spirituale. La ghiandola pineale è inoltre
sede di capacità intuitive e profetiche soprannaturali, che se
attivate portano al dono della chiaroveggenza.
La forma delle lettere agisce in modo sublimale
sulla vista di chi le osserva o le visualizza, oltre a suggerire
particolari associazioni simboliche, capaci di arricchire la sua
sfera d’azione spirituale e psichica. Questo potere in Oriente è
associato a disegni o immagini chiamate Yantra o Mandala.
Ogni lettera dell'Alef-Beit è un mandala, una forma
capace di guidare l'attenzione di chi medita su di essa verso il
centro dell'Essere e della Coscienza, verso quello stato di riposo e
di silenzio dal quale proviene l'illuminazione spirituale. Più
semplicemente, l'aspetto grafico delle lettere ebraiche ha il potere
di guarire il senso dell'immaginazione, che nella cultura moderna è
tartassato e violentato da una serie interminabile di immagini e
modelli negativi.
Infine ogni lettera ha un valore numerico, dall’Uno al
Quattrocento, che descrive in modo esatto l'entità della sua
vibrazione. Ogni numero è il depositario
di una particolare forza
spirituale, ed è dotato di un suo carattere distinto. Le lettere
dell'Alef-Beit sono immediatamente traducibili in numeri, e ciò
aiuta l'unificazione tra la parte matematica e astratta della mente
e quella più legata a immagini e simboli. Inoltre, tale proprietà
delle lettere (e quindi anche delle parole da esse composte)
permette di identificare con precisione la natura e l’identità
dei numeri, e diventa così uno strumento insostituibile per la
Numerologia.
In definitiva le
lettere dell’Alef-Beit agiscono sulla più importante triade
cognitiva umana: Vista (forma della lettera), Udito (nome
e suono della lettera), Intelletto (valore numerico). In Cabalà
queste tre facoltà sono note col nome di
Chokhmà
(Sapienza - Vista),
Binà
(Intelligenza -
Udito),
Da’at
(Conoscenza - Intelletto).
Si tratta delle
tre Sefirot superiori dell’Albero della Vita, e la loro
unificazione è lo scopo ultimo dell’evoluzione umana. Ai vantaggi
di tale unificazione si riferisce il verso:
"la corda
triplice non si spezzerà facilmente"
che promette l’eternità
assoluta della consapevolezza che sarà riuscita ad intrecciare
insieme quelle tre funzioni fondamentali. In altri termini,
l'eternità sia fisica che spirituale richiede il riuscire ad
intrecciare insieme la triade superiore dell'essere umano: la Sapienza
(l'intuizione, il paradosso, il lampo della rivelazione della
verità superiore); l'Intelligenza (la ragione, la logica
discriminante, il pensiero verbale); e la Conoscenza (la
memoria, la capacità di unire conoscitore e conosciuto, la
capacità del pensiero di influenzare in modo positivo il flusso
delle emozioni).
Lo studio dell’Alef-Beit
ebraico è un esercizio altamente mistico, possibile a chiunque
ricerchi con sincerità e umiltà lo sviluppo della sua parte
spirituale, per giungere ad una maggior unione con la Sorgente di
ogni bene. Studiare cabalisticamente l’Alef-Beit non significa
soltanto imparare il lessico o la grammatica ebraica, ma significa
innanzi tutto fare amicizia con le lettere, una per una, imparando a
riconoscere la loro forma, nome e numero, aprendosi agli numerosi
messaggi e insegnamenti che esse hanno da darci. Ci sono molte
tecniche che permettono di imprimere più forza ed efficacia alla
meditazione sulle lettere, ma il loro insegnamento richiede il
rapporto diretto tra maestro e discepolo. Nel passato il maggiore di
tali maestri fu Rabbi Abraham Abulafia, uno dei più grandi
cabalisti del primo periodo. Più semplicemente, è molto utile
riflettere a lungo sui significati di ogni lettera, cercando di
interiorizzarli.
La tradizione
ebraica dice unanime che Dio ha creato il mondo servendosi delle
ventidue lettere dell'Alef-Beit. Tramite il loro studio possiamo
ricreare in noi parte di quella novità, freschezza, bellezza e
armonia che Dio ha contemplato dall'alto del Suo trono agli inizi di
tutta l'esistenza. Inoltre, i Maestri insegnano che le lettere
ebraiche sono le radici delle anime del popolo d'Israele.
Avvicinandoci ad esse e aprendoci alla loro influenza, possiamo
ritrovare la lettera che ci è più vicina, il canale dal quale
riceviamo la maggior parte della vitalità e dell'abbondanza.
Prima di passare
allo studio delle lettere occorre fare una doverosa osservazione. Si
tenga presente, che al contrario di quanto affermano gli archeologi
della linguistica, la forma attuale delle lettere dell'Alef-Beit non
è la trasformazione di un alfabeto arcaico, quale quello ritrovato
su antiche incisioni. La forma dell'Alef Beit, da noi studiata e
illustrata, è quella che aveva fin dai suoi inizi, la forma
concepita dallo stesso pensiero di Dio, già presente sulle
Tavolette che Mosè ricevette sul Sinai. Tale forma, per via del suo
valore altamente esoterico, fu tenuta gelosamente nascosta per più
di mille anni, e al suo posto vennero usate altre figure
convenzionali (quelle ritrovate dagli archeologi). Solo dopo il
ritorno dall’esilio di Babilonia, ai tempi di Ezra e di Nechemia,
i Maestri ritennero che era giunto il momento di rivelare la vera
forma delle lettere, onde aumentare loro tramite la discesa di
influssi spirituali in un mondo sempre più malato e sempre più
bisognoso d’aiuto. Per un motivo analogo, oggi si possono rivelare
insegnamenti cabalistici da sempre custoditi nel segreto. Lo scritto
in questione è chiamato "ktav ashurì", che
non significa "scritto assiro", come supposto dagli
studiosi laici, ma "scritto beato", cioè scrittura
benedetta, fonte di piacere e gioia (osher).
Dobbiamo inoltre
mettere in guardia dalle false opinioni espresse da
esoteristi che si sono auto-dichiarati "cabalisti"
senza nemmeno sapere l’ebraico!! Secondo costoro,
le lettere dell’Alef-Beit sarebbero derivate dai geroglifici
egiziani o dagli alfabeti assiro-babilonesi. Sono supposizioni
del tutto infondate e devianti, incapaci di spiegare
il miracolo del sopravvivere della lingua ebraica nei
millenni, mentre tutte le altre lingue antiche, sacre
o meno, o sono morte o si sono modificate al punto di
non poter più venir riconosciute. La verità e la vitalità
nella tradizione biblica sono interdipendenti. Il
Dio della Torà è il Dio dei viventi, non dei morti.
La lingua ebraica si è mantenuta fedele a se stessa
nei millenni, ed è tutt’oggi parlata e studiata da milioni
di ebrei e di amici d’Israele in ogni parte del mondo.
Non c’è mai stato un momento nella storia in cui tale
lingua non sia stata nota, studiata, amata, parlata.
Nessun altro linguaggio può dire questo di se stesso!
Se la lingua ebraica, Dio proibisca, non fosse stata
altro se non un’imitazione di altre lingue antiche avrebbe
già da tempo fatto la loro fine, svanendo nella polvere
del deserto!
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