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Il Segreto della Vita
Ogni persona dovrebbe chiedersi almeno una volta al
giorno: qual è il segreto della vita? Infatti, l'essenza
dell'essere umano è quella di porsi domande, e più
importanti ed essenziali tali domande sono, più
significativa diventa la sua esistenza e la sua presenza su
questa terra. Come sappiamo che l'essenza dell'essere umano
consiste nel porsi delle domande? Semplicemente, in ebraico
"uomo" è ADAM, Alef Dalet Mem,

e il valore numerico di tale termine è 45.
Ciò equivale alla parola MAH (Mem Hey), che significa:
"Cosa?". 45 è inoltre il valore numerico di uno dei
più importanti Nomi di Dio, il Tetragrammaton, Y-H-V-H,
scritto coi seguenti riempimenti delle sue lettere:
Yud Vav Dalet, Hey Alef, Vav Alef, Hey Alef.

Nella Cabalà questo modo di riempire il Nome
di Dio è chiamato: "de Alafin", cioè "con le Alef".
Si afferma che questo Nome sia la forza operativa del "Mondo
della Rettificazione" (Olam ha tikkun).
Il segreto dell'evoluzione umana risiede nella
capacità di porsi domande e questioni. Si vede ciò
molto bene nel progresso scientifico e tecnologico, radicato
proprio sull'innata curiosità dell'essere umano, sul suo
continuo cercare di capire meglio ciò che ha davanti agli
occhi. Se il farsi delle domande sul mondo e sulla natura fisica
aiuta l'aumento della conoscenza scientifica (e quindi anche
l'abbondanza dei frutti pratici che ne derivano), analogamente,
l'avere frequenti domande ed interrogativi sulla nostra
componente spirituale ci aiuterà a crescere ed ad evolvere
anche in quella parte, così essenziale, del nostro
essere.
Stranamente, è proprio in quel settore che
ci si pone meno domande. Anzi, esiste nel mondo tutta una certa
tradizione religiosa che non incoraggia per niente
l'interrogarsi, e che si premura di fornire delle risposte
prefissate, standardizzate. La spiegazione che viene data per
giustificare tale comportamento è quella che le domande
sono pericolose, in quanto potrebbero esprimere dei dubbi, e lo
scoprire di avere dei dubbi potrebbe in breve tempo portare la
persona ad abbandonare la fede e la pratica delle opere
religiose. L'Ebraismo è in parte al riparo da tale
pericolo. Lo studio della Torà, come viene praticato nelle
yeshivot (i collegi di studi rabbinici), è, infatti,
basato sul cercare domande in continuazione, per rispondere alle
quali ci si spinge ad approfondire i testi e gli argomenti.
Tuttavia, anche qui le domande devono rientrare in una categoria
particolare, devono essere pertinenti e conformi ad un certo
standard. Interrogativi che esulano dai confini prestabiliti, o
che toccano l'essenza della fede o della religiosità, non
vengono per niente incoraggiati. Vengono piuttosto interpretati
come dubbio. La parola "dubbio" (safeq), vale 240, come "amaleq",
il nome dell'eterno nemico d'Israele. Tuttavia, il fronteggiare
profonde domande esistenziali è inevitabile, e rimandare o
ignorare tale esigenza non ha conseguenze salubri sulla
personalità.
Ma ritorniamo alla nostra domanda iniziale:
qual'è il segreto della vita?
Cercheremo una risposta a ciò basandoci
sulle meravigliose proprietà della lingua ebraica: quella
di contenere simboli profondi nell'ordine e nel significato delle
lettere di termini e parole.
Vita, chaim, si scrive così:

Il segreto di un qualcosa sta nella sua parte
interiore, e le due lettere interne della parola "vita" sono due
Yud.

Uno dei possibili col quale scrivere il Nome di
Dio, nella tradizione ebraica, è con due Yud. A motivo
della santità del nome Y-H-V-H, nei libri di preghiera
ashkenaziti (Siddurim), questo Nome non viene scritto per esteso.
Ogni volta che esso compare si mette invece una doppia Yud. La
Yud, infatti, è la prima lettera del Nome di Dio,
Y-H-V-H, come pure l'ultima lettera del Nome che si
pronuncia al suo posto, ogni volta che lo si incontra durante la
preghiera: ADONAI. Le due Yud rappresentano così
l'inizio e la fine dei due più importanti Nomi di Dio. Al
centro della parola "vita" c'è dunque "Divinità"
allo stato puro, sia quella che si rivela tramite lo scritto, sia
che si rivela tramite la parola.
Si noti inoltre come le due lettere esterne di
vita, chaim, sono una Cheit e una Mem, cham,

che significa "caldo". Dunque, vita è calore
divino. Non a caso, uno dei segni più evidenti della
presenza di vita è il calore del corpo. Occorre
però che il calore si faccia sentire anche nell'anima. Il
santo Baal Shem Tov, il fondatore del Chasidismo, aveva la
piacevole abitudine, quando benediceva qualcuno dei suoi molti
discepoli o visitatori, di dirgli: "Che tu possa essere un ebreo
caldo!".
Le due Yud all'interno di Chaim
indicano però ad un segreto di natura molto superiore a
quanto spiegato finora: quella della presenza in Keter (Corona)
di due Partzufim. Come si sa, uno dei più alti livelli
descritti dalla Cabalà è quello dei Partzufim, o
"Espressioni": vere e proprie ipostasi divine, i ruoli che Dio
assume nel Suo rivelarsi alle creature. C'è un legame tra
Sefirot e Partzufim. In Keter (Corona) ne sono presenti due: Atiq
Yamin, "l'Antico Primordiale", e Arikh Anpin, "il Volto
Infinitamente lungo". Poi c'è Abba, "Padre", il Partzuf
della Chokhmà (Sapienza); seguito da Ima ("Madre"), il
Partzuf di Binà (Intelligenza). Infine troviamo Zeir Anpin
("il Volto in miniatura"), il Partzuf di tutte le sei Sefirot da
Chesed (Amore) a Yesod (Fondamento), e
Nuqva, la "Femmina", il Partzuf di Malkhut (Regno).Senza entrare
nei dettagli di un argomento tra i più complessi di tutta
la Cabalà, si noti come il fatto di trovare due Partzufim
in un'unica Sefirà sia tipico della sola Keter (Corona),
la Sefirà più alta dell'Albero della Vita.
In breve, i due Partzufim di Keter (Corona)
rappresentano l'aspetto del Divino rivolto soltanto verso se
stesso (Atiq Yamin), e quello rivolto verso la creazione (il
Volto infinitamente lungo, cioè quella parte di Dio che si
estende ed attraversa l'intera creazione, per sostenerla e
dirigerla in continuazione). Essi vengono simboleggiati da due
Yud perché questa lettera vale 10, come le Sefirot
dell'Albero della Vita, e ogni Partzuf contiene dieci Sefirot
complete.
Ma cosa ha tutto ciò a che fare col segreto
della vita?
Molto semplicemente, i due Partzufim di Keter
(Corona) sono l'origine d'ogni polarità presente nella
creazione. Si noti come tale polarità, mentre discende
lungo la via dall'Infinito al finito, diventa via via sempre
più drammatica e radicale, fino ad assumere, nel
più basso dei livelli, la connotazione d'opposizione tra
bene e male. Ogni molteplicità deriva da questa
dualità iniziale, che sarebbe meglio chiamare
"polarità", dato che in Keter (Corona) essa non
costituisce affatto un problema, bensì è l'origine
della vita. Nei mondi inferiori, scopriamo, infatti, che la vita
è tutta un fenomeno di passaggio da una data condizione a
quella opposta: pieno e vuoto (come avviene in continuazione nel
cuore, nei polmoni, nello stomaco o nel metabolismo in genere),
veglia e sonno, caldo e freddo, giovinezza e vecchiaia, ecc. Lo
stesso tramandarsi della vita avviene grazie alla polarità
presente nei due sessi: maschile e femminile.
In conclusione, i dualismi d'ogni tipo hanno un
motivo di essere. Se diventano radicali, al punto di causare vere
e proprie fratture nella creazione, nella società o
nell'individuo, è solo perché hanno temporaneamente
perso il contatto con l'origine, con le due Yud, con il doppio
Albero della Vita presente in Keter (Corona). Qui in basso ci
sembra che gli opposti siano nemici irriducibili, e che dobbiamo
in continuazione scegliere l'uno o l'altro. Qui in basso
esistono bene e male, meglio e peggio. Ma il segreto della
vita è che all'origine di tutto ciò esiste soltanto
un'intima polarità presente nel Divino: bene e meglio
assoluti.
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